Finanziamenti online, la banca si informa sui social

Gestire una pratica di finanziamento facendone richiesta dal pc o dallo smartphone, e ricevere i soldi in tempi rapidissimi, è allettante. Ma attenzione: quali metodologie utilizzano le banche per concedere un prestito a chi presenta una quantità esigua di documenti, e senza neanche vedere in faccia il cliente?

Per decidere se concedere o no il finanziamento le banche potrebbero analizzare i profili social degli utenti. Federprivacy quindi raccomanda di leggere bene le informative e tutta la documentazione fornita dall’istituto di credito. Dando il proprio consenso solo se si è certi di aver compreso ‎tutte le condizioni.

Ottenere un prestito in 48 ore

Già diffusi oltreoceano, anche in Europa stanno approdando alcuni sistemi basati su potenti algoritmi di machine learning che permettono all’utente non solo di espletare la pratica in pochi minuti, ma anche di sapere immediatamente se il prestito è concesso, con la possibilità di vedere accreditata sul proprio conto corrente la somma accordata in 48 ore o poco più. Ma attraverso moderne tecnologie di Big Data e Web Analytics i profili dei social network e gli stessi dispositivi utilizzati dai richiedenti possono essere setacciati per rastrellare una miriade di dati personali, che poi vengono combinati con altre informazioni raccolte da fonti tradizionali. Un sofisticato algoritmo infine decide automaticamente se il prestito viene concesso oppure no.

“Gli istituti di credito devono rispettare le regole del GDPR”

A sollevare perplessità sulla mancanza di consapevolezza da parte degli utenti è il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi. “In molti casi le società che erogano finanziamenti sul web con risposta immediata non informano in modo chiaro gli utenti che i loro profili social saranno analizzati da un algoritmo e che tali informazioni concorreranno all’esito della richiesta – spiega Bernardi – Questo comporta che a insaputa del cliente, un prestito potrebbe ad esempio essergli negato a causa di un amico su Facebook che risulta un cattivo pagatore, oppure per delle incongruenze rilevate tra il curriculum pubblicato su Linkedin e il reddito invece dichiarato all’istituto finanziario. I finanziamenti online presentano indubbiamente notevoli vantaggi, ma gli istituti di credito che li introducono devono operare con trasparenza e rispettare le regole del GDPR”.

I colossi bancari puntano sui finanziamenti online

I colossi bancari, riferisce Adnkronos, puntano molto sullo sviluppo di questi sistemi innovativi. Credit Suisse nel 2015 ha investito 200 milioni di dollari su Kabbage, una startup Usa specializzata nel settore su cui di recente anche Ing ha investito 300 milioni di dollari.

In attesa che le autorità facciano luce sui meccanismi dei prestiti online con risposta immediata ed automatica, il consiglio è quello di “leggere accuratamente tutte le informative e la documentazione disponibile – aggiunge Bernardi – compresa quella di eventuali partner con sede oltreoceano, e dare il proprio consenso solo se si è certi di aver compreso ‎tutte le condizioni e poterle così accettare consapevolmente”.

Imprese italiane, che difficile trovare figure professionali!

In un mercato del lavoro che appare fortunatamente più dinamico rispetto ai mesi passati, sembra invece difficile far incontrare con successo domanda e offerta di impiego. L’indicazione è il frutto dei dati emersi dai programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi, monitorate dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Ottobre, assunzioni in crescita

Durante il mese di ottobre, in base ai dati registrati, sono aumentate le imprese che programmano assunzioni. Non solo: sono in numero crescente anche i contratti offerti. In contemporanea, però, aumenta pure la difficoltà di far incontrare domanda e offerta di lavoro, che tocca il suo massimo dallo scorso anno. Come a dire, “l’incastro” perfetto ancora non c’è.

Più difficile trovare le giuste figure professionali al Nord

Il rapporto, come scrive Askanews, evidenzia che su circa 370mila contratti di lavoro da stipulare entro fine mese (31mila in più rispetto a un anno fa), il 29% presenterà difficoltà di reperimento (era il 25% a ottobre 2017). A livello territoriale, però, si registrano delle differenze davvero notevoli: si passa da un massimo intorno al 42% di difficoltà riferite alle province di Pordenone, Lecco, Ferrara e Bologna a valori decisamente più contenuti (intorno al 15%) a Brindisi, Benevento, Taranto e Ragusa.

Tecnici e operai specializzati, dove siete?

In questo scenario ci sono delle figure professionali chiaramente più difficili da reperire. Lo dicono i numeri. Tra i profili più difficili da trovare si contano i tecnici in campo ingegneristico (61,2%), quali ad esempio tecnici addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico e tecnici per la gestione, manutenzione ed uso di robot industriali; gli operai specializzati nella lavorazione dei metalli (58%), tra cui fonditori, saldatori, fabbri; gli addetti a macchinari dell’industria tessile (50,3%); gli ingegneri (49,8%); gli operai di macchine automatiche (49,7%); gli elettromeccanici (47%), come ad esempio installatori, montatori, manutentori di macchinari per impianti industriali, di apparecchiature elettriche, elettroniche, informatiche.

Le imprese cercano personale qualificato

La domanda di lavoro espressa dalle imprese in questo mese si caratterizza anche per una ricerca più accentuata di personale ad alta qualificazione: rispetto a ottobre 2017, aumenta di 1,3 punti percentuali la quota di contratti che verranno offerti ai Dirigenti e alle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione e di 0,7 punti percentuali quella destinata alle professioni tecniche. La maggior domanda fa innalzare anche la difficoltà di reperimento che, per le professioni tecniche, raggiunge addirittura il 35,7% delle entrate programmate.

Nel terzo trimestre 2018 più fiducia nel mercato del lavoro

Cresce la fiducia nel mercato del lavoro, e il lavoro temporaneo è percepito dagli italiani come un’opportunità. Secondo il Confidence Index, l’indice che misura la fiducia nel mercato del lavoro, nel terzo trimestre 2018 la percezione positiva nei confronti del mercato del lavoro aumenta del 7%, passando dai 36 punti del terzo trimestre 2017 ai 43 punti dello stesso periodo di quest’anno.

Il Confidence Index è stato ottenuto attraverso la distribuzione di 660 questionari ai candidati italiani di diverse opportunità professionali, ed è stato elaborato da PageGroup, società globale di recruitment con i brand Page Executive, Michael Page e Page Personnel

Cresce la percezione positiva del futuro

Se in generale aumenta la fiducia, i valori in maggiore crescita nel terzo trimestre del 2018 sono la percezione positiva sul futuro sia della situazione economica sia del mercato del lavoro. La prima arrivata al 49,5%, con una crescita del 10% rispetto allo scorso anno, e la seconda al.46%, con una crescita del 12% rispetto al 2017. La fiducia nei confronti dell’attuale mercato del lavoro e dell’attuale situazione economica registra invece ancora valori assoluti tra i più bassi d’Europa. Tali valori si fermano rispettivamente al 33% e al 35%, seppure con una crescita media del 10% rispetto allo scorso anno.

Il lavoro temporaneo? Una grande opportunità

Dalla ricerca emerge inoltre che il lavoro temporaneo viene percepito come una grande opportunità dai lavoratori intervistati, soprattutto perché può arricchire la propria esperienza e le proprie abilità (69,5%), e differenziare il percorso professionale, poiché può permettere di sviluppare competenze in diversi ruoli e settori (43,8%). Inoltre, il lavoro in somministrazione viene considerato come un trampolino di lancio per ottenere un contratto a tempo indeterminato (31,9%), riporta Adnkronos.

“Un’esperienza ‘temp’- commenta Pamela Bonavita, Executive Director di Page Personnel -facilita gli avanzamenti di carriera e offre diversi vantaggi tra cui una maggiore flessibilità, la possibilità di lavorare in vari settori, una maggiore esposizione a diversi stili di management e diverse tipologie di clienti”.

I numeri di posizioni aperte in ambito “temp” sono in aumento

“La richiesta di figure professionali da inserire in somministrazione – aggiunge Bonavita – è in costante aumento, e ai potenziali candidati viene così offerta la possibilità di ampliare o di approfondire le proprie competenze estendendo anche la rete professionale”.

A confermare questa tendenza positiva sono anche i numeri di posizioni aperte in ambito “temp”. La stessa Page Personnel, ad esempio, è alla ricerca di oltre 800 candidati per i settori finance & accounting (30%), procurement & logistics (20%), assistant & office support (11%), tax & legal (8%), sales support & custumer service (7%), information technology (6%), engineering & manufacturing (4%).

Spese sanitarie: quali si possono detrarre e in quale misura?

L’Agenzia delle Entrate pubblica la lista delle spese sanitarie che è possibile detrarre dal pagamento delle tasse. La guida ‘Le agevolazioni fiscali sulle spese sanitarie’ contiene infatti tutte le novità introdotte per il 2018 riguardo le detrazioni fiscali da poter richiedere nella dichiarazione dei redditi del 2019.

Dalle prestazioni specialistiche alle analisi ai ricoveri, dall’acquisto di alimenti speciali e di prodotti omeopatici fino alle sedute di fisioterapia e ai medicinali acquistati all’estero, ecco la lista introdotta dall’Erario italiano per le spese sostenute nel 2018.

Dai medicinali alle cure termali…

Le spese per le quali si ha diritto alla detrazione Irpef del 19%, riferisce Adnkronos,

sono quelle relative a prestazioni rese da un medico generico (incluse quelle di medicina omeopatica), acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco o con ricetta medica, acquisto di alimenti a fini medici speciali, con esclusione di quelli destinati ai lattanti, prestazioni specialistiche, analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie, prestazioni chirurgiche, ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici, trapianto di organi, cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno), acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie).

…alle spese di assistenza resa da un educatore professionale

Inoltre, riporta la guida dell’Agenzia delle Entrate, sono detraibili nella stessa misura del 19%, le seguenti spese di assistenza specifica: assistenza infermieristica e riabilitativa (per esempio, fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia, ecc.), prestazioni rese da personale in possesso della qualifica professionale di addetto, assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona, prestazioni rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo, prestazioni rese da personale con la qualifica di educatore professionale, e quelle rese da personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale.

720 milioni le spese sanitarie sostenute dai cittadini nel periodo d’imposta 2017 

“Per avere un’idea di quanto la voce spese sanitarie sia presente nella dichiarazione dei redditi – sottolinea l’Agenzia delle Entrate – basta osservare i recenti dati inseriti nella dichiarazione precompilata 2018: sono 720 milioni i dati delle spese sanitarie sostenute dai cittadini nel periodo d’imposta 2017 e comunicati all’Agenzia da farmacie, studi medici, cliniche, ospedali”.

Nella maggior parte dei casi, prosegue la guida dell’Agenzia delle Entrate, “per le spese sanitarie è riconosciuta una detrazione dall’Irpef di una percentuale della spesa sostenuta (19%) per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro”, la cosiddetta franchigia.

Quali sono le competenze più richieste dalle aziende?

Quali sono le competenze professionali più apprezzate dalle aziende?  Sotto il profilo pratico quelle legate al cloud e al calcolo distribuito, ma anche al software middleware e di integrazione, all’analisi statistica e dei data mining. Le qualità professionali trasversali più importanti risultano  invece leadership, comunicazione, collaborazione e  time management.

Grazie alla possibilità di abilitare politiche di smart working le aziende inoltre cercano sempre di più lavoratori consapevoli delle loro possibilità e in grado di gestire in maniera efficiente il proprio lavoro. A rilevarlo è LinkedIn, la piattaforma più importante per la ricerca di lavoro globale, nel suo studio annuale Top skill 2018 relativo alle competenze più richieste dalle aziende a livello globale.

Le hard skill e le soft skill più importanti per i professionisti

“Oggi le aziende cercano talenti che sappiano unire nella maniera giusta le proprie competenze tecniche con le proprie qualità sociali e personali”, ha spiegato Marcello Albergoni, Head of Italy di LinkedIn. Fra le hard skill e le soft skill più importanti per i professionisti da una parte Linkedin distingue le competenze più tecniche, e che spesso fanno riferimento all’emisfero sinistro del nostro cervello (la parte specializzata nei processi analitici), e dall’altra le capacità che caratterizzano il nostro modo di adeguarci alle situazioni e di interagire con gli altri. Quelle governate principalmente dall’emisfero destro, più dedito alla gestione del nostro lato creativo e adattivo.

In Italia sono richiesti professionisti con capacità analitiche

In Italia la ricerca si è concentrata su tre settori: quello bancario, quello dell’automotive e quello legale. In questi ambiti apparentemente così distanti tra loro si può riscontrare un elemento in comune, ovvero un aumento della richiesta da parte delle aziende di trovare professionisti con capacità analitiche. Nel mercato automobilistico, infatti, questa qualità è al terzo posto tra le skill più richieste, mentre si attesta addirittura al primo nel comparto bancario e in quello legale, sottolineando l’importanza di sapere analizzare e interpretare le situazioni e i dati, che oggi sono  sempre più alla base del business di qualunque settore.

Interpretare e gestire la mole di informazioni necessarie allo sviluppo del business

Se da parte delle aziende ai professionisti è richiesta una buona capacità comunicativa e collaborativa, al fine di poter creare un ambiente lavorativo più disteso, stimolante e produttivo, “l’analisi dei dati è oggi un fattore imprescindibile per il successo di un’impresa – sottolinea Albergoni -.  Avere la capacità di interpretare e gestire la mole di informazioni necessarie allo sviluppo del business moderno diventa così un vero e proprio elemento distintivo per tutti quei talenti che cercano nuove opportunità”. E che puntano al futuro in un mondo del lavoro in continua evoluzione.

Italia, mercato del lavoro in forte trasformazione con l’arrivo dei lavoratori stranieri

“L’analisi dell’osservatorio statistico dei consulenti del lavoro certifica l’evoluzione e la trasformazione del mercato del lavoro negli ultimi anni e la graduale sostituzione dei lavoratori stranieri agli italiani in alcuni lavori”.

A spiegare il nuovo trend, il presidente della Fondazione Studi consulenti del lavoro, Rosario De Luca.

Gli stranieri arrivano, e gli italiani se ne vanno

Una popolazione invecchiata e una bassa natalità sono fattori ormai storici in Italia, e negli ultimi 10 anni, gli stranieri residenti in Italia sono aumentati di 1,825 milioni (+57,5%, arrivando a sfiorare la quota di 5 milioni), mentre gli italiani sono diminuiti di 325 mila unità (passando da 55.568 a 55.243 milioni, con un calo dello 0,6%). E i 5 milioni di residenti stranieri in Italia hanno un’età media di 34 anni, inferiore di 11 anni all’età media degli italiani. Pertanto, anche dal punto di vista del mercato del lavoro, quasi 4 stranieri su 5 (79,1%) sono in età lavorativa (15-64 anni), a fronte del 63% della popolazione italiana che è molto più anziana.

La fotografia dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro

Rielaborando i dati della ‘Rilevazione continua sulle forze lavoro (Rcfl)’ dell’Istat, l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro inquadra e descrive un target complesso e eterogeneo, quello degli stranieri comunitari ed extracomunitari presenti in Italia, rispetto alla loro condizione nel mercato del lavoro. Analizzandone le caratteristiche, sia individuali che lavorative, è possibile fornire una descrizione sintetica di questa platea, confrontarla con quella italiana ed esaminare il suo andamento negli ultimi 10 anni.

Dieci occupati su 100 sono di origine straniera, con un tasso di occupazione del 60,6%, superiore di 3 punti percentuali al tasso di occupazione dei soli italiani (57,7%). Sono le regioni del Nord Italia ad attirare maggiormente gli stranieri e, in particolare, circa 6 su 10 si collocano fra Nord-Est e Nord-Ovest, più di un quarto nel Centro del Paese e il restante 15% nel Mezzogiorno. La loro quota è massima nel Lazio (14,6%) e minima nel Molise (4,1%). Fra le regioni con una quota di occupati sopra la media nazionale troviamo l’Emilia Romagna (13,2%), la Lombardia (12,9%), l’Umbria (12,7%) e la Toscana (12,2%).

Stipendi in media inferiori per i lavoratori stranieri

Uno straniero su tre è occupato in professioni non qualificate, contro l’8% degli italiani. Inoltre, lo stipendio netto medio di un dipendente full time straniero è inferiore di oltre un quinto a quello di un italiano. Questo gap è dovuto essenzialmente alla concentrazione degli occupati stranieri in lavori meno qualificati e con un minore livello di retribuzione.

Edilizia primo settore di occupazione

Analizzando le principali professioni, spiegano i consulenti del lavoro ad AdnKronos, si evidenzia che, per i maschi, il primo mestiere è legato all’edilizia (113 mila, pari ad un terzo degli occupati), mentre al secondo posto troviamo gli addetti allo spostamento delle merci, con 91 mila addetti stranieri. La metà dei venditori ambulanti (51 mila) sono di origine straniera. Osservando le professioni delle donne straniere, si nota invece una forte presenza nelle attività dei servizi domestici (246 mila occupate), seguite da 113 mila badanti, 83 mila cameriere e 42 addette ai servizi di pulizia presso imprese private. In queste 4 professioni si concentra il 66% dell’occupazione femminile straniera.

Leon Louis:  creazioni di qualità dal design innovativo

Chi veste Leon Louis conosce bene l’esigenza di vestire in maniera adeguata a quello che è il proprio stile di vita e alla personalità di ciascuno di noi, la quale è importante che riesca a trasparire già da ciò che si indossa. Portare dei capi d’abbigliamento così particolari e ricercati mette ognuno nelle condizioni di poter vestire esattamente nella maniera desiderata e con lo stile che più si sente proprio: questo è il concept che sin dal 2010, anno in cui i prodotti Leon Louis sono arrivati sul mercato, accompagna questo importante brand che vive una crescita costante grazie a creazioni che rappresentano il frutto di una ricerca costante e meticolosa per quel che riguarda il design ed i materiali impiegati. Proprio da questa assoluta attenzione verso anche il più piccolo dei dettagli nascono le creazioni Leon Louis, oggi apprezzate in tutto il mondo e che consentono a tutti di poter vestire nella maniera desiderata tenendo sempre alto il nome della qualità e delle forme geniali.

Su revolutionconceptstore.it puoi trovare tantissime proposte circa le bellissime creazioni Leon Louis: dai pantaloni ai bermuda, dai giubbini alle tuniche passando per i jeans, qui avrai la possibilità di visionare tantissimi articoli e di comprenderne meglio ogni sfumatura grazie all’esauriente galleria fotografica che accompagna ogni prodotto. Individuato l’articolo di tuo interesse e selezionata la tua taglia, potrai aggiungerlo facilmente al carrello con un solo clic e procedere al pagamento (tramite Paypal o contrassegno), così da ricevere la merce direttamente a casa entro un paio di giorni lavorativi. Vestire in maniera creativa ed elegante allo stesso tempo non è mai stato così semplice grazie a revolutionconceptstore.it, e ricorda di sfruttare anche gli appositi filtri di ricerca così da andare a visualizzare esclusivamente i prodotti che sono realmente in grado di soddisfare i tuoi desideri.

Cyber security, i due problemi principali a livello Ue

Sono due i problemi principali che bloccano una vera e omogenea reazione a livello europeo alle minacce cibernetiche. Il primo è la riluttanza a cedere sovranità in una materia così delicata, che attiene soprattutto a questioni di sicurezza nazionale, il secondo è la mancata compenetrazione di settore pubblico e privato nella gestione dei rischi cibernetici. Questo è quanto si legge nel nuovo Rapporto Osservatorio Innov-E 2018, realizzato da I-Com, l’Istituto per la Competitività.

Ma qualcosa si sta muovendo. Di fatto il cammino per la soluzione dei problemi è iniziato nel settembre 2017 con la nuova proposta del Cybersecurity Act, e con la recente entrata in vigore della direttiva Gdpr.

Armonizzare le normative e condividere le informazioni fra Stati membri

Un’armonizzazione delle normative, ma soprattutto una condivisione di informazioni tra Stati membri diventa più difficile, se i Paesi sono riluttanti a cedere sovranità in materia, e rende ardua la governance della cybersecurity. Nel 2016 l’Ue aveva pianificato di investire 1,8 miliardi di euro entro il 2020 come primo passo per superare frammentazione fra Paesi, e arrivare a un maggior coordinamento delle strutture di risposta. Ma la ritrosia a cedere sovranità potrebbe bloccare tali sforzi. Un po’ come è successo ai tentativi di creazione di un’unica agenzia di intelligence europea, riferisce Askanews.

Formalizzare un meccanismo di partnership pubblico-privata

Nel 2009, con la direttiva sulla protezione delle infrastrutture critiche, si era cercato di istituire lo European Public-Private Partnership for Resilience (EP3R), un tentativo di formalizzare un meccanismo di partnership pubblico-privata. Ma presto il consesso è diventato un forum di lobbying, con tentativi da parte del privato di influenzare la legislazione, piuttosto che di cooperare con le istituzioni per formare nuovi standard di resilienza.

“Oltretutto si registrò una disparità tra imprese dell’Ict e quelle delle infrastrutture, con le seconde nettamente sottorappresentate. Anche il tentativo di rivitalizzarla nel 2013 creando una nuova piattaforma non ha portato ai risultati sperati e l’interazione tra soggetti diversi per migliorare la risposta resta ancora difficile da realizzare”, si legge nel Rapporto.

Il cammino per risolvere questi problemi di fatto è stato avviato nell’ultimo anno, con la nuova proposta del Cybersecurity Act nel settembre 2017 e con l’entrata in vigore della direttiva Gdpr e la trasposizione nell’ordinamento italiano della direttiva Rsi. Un’applicazione omogenea delle normative esistenti, unita al sistema di certificazione europea, potrebbe costituire un punto di inizio per tenere conto di tutte le interdipendenze del sistema energetico a livello europeo. E per far fronte a una minaccia intangibile, che però ha conseguenze estremamente reali

Google punta sull’hardware, e potrebbe lanciare il suo smartwatch

Se già il 4 ottobre scorso Google annunciava i suoi nuovi prodotti hardware Made by Google, il prossimo autunno potrebbe lanciare il suo primo smartwatch “fatto in casa”: l’orologio digitale Google Pixel Watch. Per ora non esistono conferme ufficiali, ma Evan Blass, giornalista specializzato in novità tecnologiche, e il blog tedescoo Winfuture.de, affermano che la società di Mountain View starebbe preparando il lancio di un orologio digitale disponibile in tre modelli, i cui nomi in codice sono Ling, Triton e Sardine. I tre orologi Pixel presumibilmente potrebbero differenziarsi per dimensioni, connettività o materiali. Oltre, naturalmente, al prezzo.

Una combinazione di hardware e sistema operativo “fatti in casa”

Da due anni Big G sta puntando sempre di più sull’hardware, senza però legare i propri sistemi operativi solo ai propri prodotti, proprio come fa Apple, di cui peraltro il Pixel Watch potrebbe rappresentare l’alternativa all’Apple Watch.

Di fatto, oltre alla gamma Pixel, ci sono ad esempio anche Google Home e le telecamere connesse della controllata Nest. Durante la Google I/O le novità di Wear OS, il sistema operativo di Google per i dispositivi indossabili, hanno però avuto meno risalto del previsto, forse perché in attesa di un Pixel Watch.

In ogni caso, la combinazione di hardware e sistema operativo “fatti in casa” potrebbe essere un vantaggio. Oggi infatti Wear Os si appoggia solo a dispositivi terzi, esattamente come fa Android con gli smartphone.

Per ora gli smartphone di Google non sono riusciti a sfondare sul mercato

A oggi gli smartphone Pixel di Google, nonostante siano alla loro seconda versione, e in autunno arriveranno alla terza (Pixel 3 e Pixel 3 XL), non sono riusciti a sfondare sul mercato, rimanendo di fatto un prodotto di nicchia. Toccherà la stessa sorte agli smartwatch? Chissà. Non è detto che l’obiettivo di Google sia creare dei blockbuster, quanto un sistema integrato con propri hardware, sistemi operativi, servizi. Con l’intelligenza artificiale al centro.

Ma è ancora presto per dirlo, sia perché ancora non si conoscono i dettagli su specifiche tecniche e prezzo, sia perché il passato sconsiglia voli pindarici, riporta Agi.

Se e quando arriverà l’orologio di Google potrà contare sull’AI

Inoltre, pare che lo smartwatch di Google disporrà del potente e veloce processore Qualcomm e di un’interfaccia chiara e intuitiva.

Una cosa è certa: se e quando arriverà, l’orologio di Mountain View potrà contare sicuramente su una massiccia presenza dell’intelligenza artificiale di Google Assistant.

Messaggio dal Fisco al contribuente: ecco come lo Stato ha usato le tue tasse

Da metà aprile molti dei contribuenti italiani potranno conoscere come sono state utilizzate le imposte versate nell’anno precedente. L’Agenzia delle Entrate “invierà” infatti ai contribuenti una pagina informativa personalizzata relativa agli importi pagati, con il calcolo di quanto è servito all’erario per finanziare la scuola, la sanità, i servizi di trasporto e quanto invece è stato assorbito dagli interessi del debito pubblico.

Un’operazione di trasparenza per aumentare il senso di partecipazione

“Migliorare il senso di partecipazione dei cittadini troppo spesso considerati solo contribuenti” è la filosofia di questa operazione trasparenza che rientra nel percorso tracciato dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. In pratica, tutti coloro che accedono alle pagine telematiche del sito dell’Agenzia con le password del fisco o con Spid, il sistema pubblico di identità digitale, vedranno da subito aprirsi una pagina con una piccola introduzione personalizzata, riporta Ansa. “Nella speranza di fare cosa gradita, Agenzia delle Entrate desidera fornirti alcune informazioni con l’obiettivo di essere ancora meglio al servizio tuo e dell’intera comunità – ci sarà scritto -. Contribuire alla propria comunità è essenziale, ma riteniamo lo sia anche avere la consapevolezza, per rispetto del cittadino prima ancora che del contribuente, di come vengano utilizzate le risorse fiscali”.

 Circa 30 milioni i soggetti potenzialmente interessati

I soggetti potenzialmente interessati sono circa 30 milioni: 20 milioni che compilano il modello 730 direttamente o tramite intermediari, e altri 10 milioni che invece dichiarano attraverso il modello Redditi. Sono quelli che già usano il fisco telematico per una qualche ragione, ma anche coloro che inviano la dichiarazione tramite un Caf o un professionista abilitato. Si potrà così conoscere come sono state distribuite le risorse fiscali (l’Irpef, le diverse addizionali, la cedolare sugli affitti e tutti gli altri prelievi sul reddito), in un quadro sintetico.

Tabelle e grafici con le diverse voci del bilancio pubblico

Il documento conterrà una tabella e un grafico a torta con le diverse voci del bilancio pubblico: sanità, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio. Ma anche la quota parte del debito pubblico, o come si contribuisce al bilancio dell’Unione europea, oltre ai servizi generali delle Pubbliche Amministrazioni.

Un esempio? Il signor Mario Rossi, che ha versato 10mila euro di imposta sui redditi del 2016, saprà che 2.125 euro sono stati destinati alla voce previdenza e assistenza, 1.934 euro alla sanità, 1.090 euro all’istruzione, 882 euro a difesa, ordine pubblico e sicurezza, 832 ai servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione, e così via.