Pmi e innovazione: più investimenti, ma ancora poca “cultura”

Nel 2022 le Pmi italiane aumentano gli investimenti in digitale rispetto al 2021, ma rimane un forte divario culturale. Se il 43% delle Pmi dichiara di essere ‘avanti nel processo di digitalizzazione’ o di ‘puntare sempre di più sul digitale’, il 35% stenta a riconoscere alla digitalizzazione un ruolo centrale all’interno del loro settore economico di riferimento. Segno di una mancata consapevolezza delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Sono alcuni dati presentati dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi della School of Management del Politecnico di Milano.

Si investe poco nelle competenze

Il 51% delle Pmi non svolge attività in azienda per sviluppare e potenziare le competenze digitali, e solo l’8% punta a integrare nell’organico figure Stem o di alta formazione. Un divario che ha ripercussioni dirette sulla digitalizzazione dei processi, spesso portata avanti con strumenti non avanzati. Ad esempio, le attività di marketing e lead generation sono composte da attività tradizionali, come azioni sul campo dei venditori e fiere di settore (48%), o al massimo pubblicità online (30%).
A mancare è spesso la raccolta ed elaborazione dei dati raccolti mediante CRM, adottata solo dal 42% delle Pmi. Carente è anche la digitalizzazione dell’area risorse umane, dove principalmente si utilizzano applicativi rivolti alla gestione di presenze, turni e orari lavorativi.

Integrazione dei processi e cybersecurity

A livello di integrazione di processi/funzioni aziendali il 40% delle imprese ha introdotto un software ERP (Enterprise Resource Planning), ma rimane elevato il numero di quelle che non conoscono o non sono interessate a introdurre questa tecnologia. A livello di processi direzionali, imprenditore e vertice strategico sono i principali promotori della digitalizzazione, ma spesso le scelte di business non sono guidate da una valutazione di performance attraverso dati raccolti in azienda. Quanto alle tecnologie trasversali, c’è attenzione verso la cybersecurity, ma emerge il divario tra imprese che adottano solo soluzioni di base (96%) o anche avanzate (28%). Rispetto poi alla collaborazione con hub territoriali di innovazione esterni, una Pmi su 4 lo fa, segno che tali strutture hanno ancora possibilità di espansione nell’efficacia e nella portata della loro attività.

Accesso a risorse e progetti

Le iniziative realizzate in Italia a favore della digitalizzazione delle imprese mostrano un’assenza di focalizzazione esclusiva verso le Pmi, soprattutto a livello nazionale. Solo 2 progetti su 10 sono esclusivamente indirizzati alle Pmi e di questi 2 su 3 sono rivolti indiscriminatamente a tutte le imprese, senza considerarne il settore o la filiera come fattore discriminante. A livello regionale, invece, le misure mirate e a specifici settori o distretti risultano più frequenti. Per quanto riguarda la ricerca di risorse finanziarie, in generale le Pmi faticano a intercettare tempestivamente i bandi ai quali potrebbero aderire, e qualora siano in grado di accedervi, hanno difficoltà a impostare una programmazione di medio-lungo termine. Una criticità che enfatizza l’assenza di una strategia digitale a favore di un approccio estemporaneo dettato da contingenze esterne e disponibilità di fondi.