Il fenomeno deinfluencer: come rispondere e smascherare il marketing di massa

Il fenomeno dei defluencer sta prendendo sempre più piede sui social. È una nuova categoria di creatori di contenuti digitali in risposta al fenomeno influencer. Al posto di cavalcare i trend del momento i defluencer promuovono un consumo più sostenibile ed etico, e invece di sponsorizzare prodotti li criticano e si interrogano sull’impatto che questi possono generare sui comportamenti d’acquisto dei consumatori. 

Tra i deinfluencer più noti ed emergenti si può sicuramente annoverare Derek Guy, scrittore e commentatore canadese di moda, noto anche come ‘il ragazzo dell’abbigliamento maschile’ su X, ma anche Tanner Leatherstein o Andrea Cheong.
Insomma, i deinfluencer sono l’esatto opposto degli e delle influencer.  

Suggeriscono ai follower cosa non comprare

Citato anche da Bloomberg, in una serie di 27 post Guy ha spiegato la differenza tra un maglione di cashmere che costa 50 dollari e uno che potrebbe costarne fino a 5.000.
Guy sottolinea ovviamente che esistono grandi differenze in termini di qualità (morbidezza, elasticità, lunghezza del filato, longevità) tra i due capi, ma ne analizza l’impatto sull’ambiente e sul benessere degli animali.

Derek Guy sembra incarnare a tutti gli effetti il fenomeno dei deinfluencer, che sui social suggeriscono ai loro follower cosa non comprare, rifiutando le tendenze del momento, il consumismo sfrenato o le leggi imposte dal marketing di massa. Spesso i loro post e reel iniziano con la domanda: ‘Ne vale davvero la pena?’

Cosa c’è ”dentro” a una borsetta da migliaia di euro

Un altro esempio è quello di Tanner Leatherstein, i cui video dove smonta borsette da migliaia di euro dichiarandone il reale valore sono diventati virali su Instagram e TikTok.

Grazie alle sue doti di artigiano e la sua conoscenza dei pellami Tanner Leatherstein nei video che pubblica usa taglierini, solventi, forbici e lime per distruggere e sezionare ogni singolo componente degli oggetti in questione.
La domanda posta ai consumatori sé sempre la stessa: il prodotto vale davvero la cifra richiesta dal brand di lusso in oggetto?

Obiettivo: scoraggiare il consumismo sconsiderato 

Il fenomeno del deinfluencer non è nuovo al mondo dei social, riferisce Adnkronos, ma è emerso come trend circa un anno fa.
Anche Andrea Cheong, deinfluencer con oltre 390.000 follower su Instagram e TikTok, mostra come leggere le etichette di cuciture, fodere e materiali di abbigliamento e accessori esposti nei negozi.

In pratica, così come fa Guy, sui social Cheong tenta di scoraggiare il consumismo sconsiderato.
Insomma, chissà se anche in Italia alcuni consumatori non inizino ad avere una visione più critica e consapevole di quello che acquistano.