È arrivato il Nft, il certificato digitale per opere virtuali o cimeli tecnologici

Nell’era digitale la nuova frontiera dell’autenticazione si chiama Nft (Non Fungible Token), il certificato digitale che usa il sistema della blockchain per “autenticare” la cosiddetta crypto arte, da un quadro fatto dall’AI a una canzone techno fino a gattini virtuali. Potrebbe sembrare un fenomeno di nicchia o per nerd, se non fosse che di recente la casa d’aste Christie’s ha venduto un’opera completamente digitale dell’artista Beeple per 69 milioni di dollari, registrata con un Nft e sdoganando definitivamente questo sistema. La tecnologia però risale al 2017, quando alcuni sviluppatori canadesi hanno lanciato il gioco CryptoKitties, con cui era possibile acquistare gattini virtuali con un contratto registrato sulla blockchain.

Il primo tweet messo all’asta per 2,5 milioni di dollari

La popolarità dell’Nft è cresciuta di recente grazie a due personaggi in vista nel mondo dell’hitech, il patron di Tesla Elon Musk e l’amministratore delegato di Twitter Jack Dorsey. Il primo ha pubblicato un tweet con una traccia di musica techno ispirata all’Nft. Si sa che Musk è un grande sostenitore delle monete digitali, tanto che Tesla ha investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin e in futuro accetterà la valuta come forma di pagamento per le sue auto. Jack Dorsey, invece, ha messo all’asta il suo primo tweet, un cimelio tecnologico che risale al 21 marzo 2006 e che 15 anni fa dette il via all’avventura Twitter. Lo vende in forma di Non Fungible Token in modo da certificarlo e renderlo un oggetto da collezione che non possa essere duplicato. Al momento è quotato alla cifra da capogiro di 2,5 milioni di dollari.

Un’evoluzione della blockchain con standard creati ad hoc

Quello che si acquista con l’Nft non è quindi l’opera in sé, ma un certificato, un token che consente di affermare i diritti sull’opera. In pratica si tratta di un’evoluzione della blockchain, la tecnologia per consentire e tracciare gli spostamenti di valuta (una sorta di libro mastro virtuale) con standard creati ad hoc. Luogo principale per la creazione di questi Nft è Ethereum, scrive l’Ansa, una criptovaluta nata proprio per gestire ‘smart contract’ e che rappresentano un bene unico.

Rendere speciale, non replicabile e unico quello non lo è

Il sistema si sta sviluppando rapidamente. Anche Nike detiene un brevetto per le sue sneaker Nft chiamate CryptoKicks, mentre la band italiana Belladonna, con il singolo New Future Travelogue, sono i primi artisti del nostro Paese a vendere un brano musicale come Non Fungible Token in copia unica. Il mercato, cosa non da poco, sta acquistando valore. Secondo un report della NonFungible Corporation e dell’Atelier Bnp Paribas, nel 2020 gli scambi del mercato Nft hanno superato i 250 milioni di dollari, un aumento di quattro volte rispetto al 2019. Ciò che fa riflettere però è il cambio di rotta del mondo informatico, che dalla proposta di una replicabilità pressoché infinita dei contenuti sta cercando di rendere unico, speciale e non replicabile quello che unico non è.