Il Coronavirus fa lievitare la gastronomia via social

“Fra gli effetti non secondari della pandemia da Covid-19 c’è anche quello di una maggiore attenzione collettiva al cibo. Inteso non solo e non tanto come ordinario nutrimento, ma, più profondamente, come linguaggio e come cultura, come arte della cucina e pratica della gastronomia”. Ad affermarlo è Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica nell’Università di Palermo, in un saggio pubblicato su doppiozero.com. Secondo il docente il cibo, al tempo del coronavirus, per molti è diventato quasi “un esercizio del gusto a 360 gradi”.

Tanto che in Francia si parla già di “una nascente covidvivialité – osserva Marrone – qualsiasi cosa possa significare questo neologismo.

Dagli aperitivi fra amici via Skype alle ricette condivise via WhatsApp

Anche in Italia non è mancato “chi si è lanciato in ardite degustazioni di vino online – continua Marrone – oppure in aperitivi fra amici via Skype. Ci sono coppie innamoratissime che mangiano lo stesso uovo con gli asparagi o il medesimo foie gras stando ognuno a casa propria, seduto alla scrivania, in collegamento con l’altro del cuore”.

In tanti, poi, insieme ad amici, parenti, colleghi d’ufficio o addirittura dirimpettai, “condividono via WhatsApp nuove ricette – sottolinea l’esperto – sperimentando l’ultimo robot da cucina, assistendo ai cooking show dei grandi chef su Instagram o, al limite, lasciandosi cooptare dai format televisivi dedicati alle nuove forme di cucina casalinga, tanto forzata quanto riscoperta”.

“Stiamo tutti perennemente in cucina”

I motivi di questa corsa alla condivisione virtuale del cibo sono ovviamente dovuti al lockdown, riporta Ansa. Ma la scelta di stare sempre in cucina, e questa smisurata attenzione al mondo della gastronomia, forse ha radici più profonde.

“Per forza della disperazione, per noia, per mancanza di meglio, per stupido passatempo, oppure, perché no? Per reale scoperta del mondo magico e misterioso della gastronomia – commenta Marrone – ecco che, ai tempi del virus, stiamo tutti perennemente in cucina. Magari contendendoci coi familiari, manco fosse il telecomando, l’accesso al frigo e ai fornelli”.

Preparare il pane o sperimentare cibi etnici seguendo i tutorial che girano sul web

Secondo il docente basta fare un giro fra i social per rendersene conto. Sui profili Facebook o Instagram degli italiani “È tutto un fiorire di crostate, pan d’arancio, ciambelloni della nonna e dolciumi d’ogni tipo. Come anche di spezzatini piccantissimi perché rigorosamente etnici, cotolette rivisitate secondo le indicazioni dei tutorial gastronomici che circolano nel web, golose focacce religiosamente preparate seguendo i consigli della propria blogger di fiducia – aggiunge Marrone -. E tanto, tantissimo pane”.