Carte di credito: il mercato in Italia nel 2022

A quanto emerge dall’Osservatorio Carte di Credito e Digital Payments, condotto da Assofin, Nomisma, CRIF e Ipsos, durante l’anno precedente sono aumentate le operazioni effettuate con le carte di credito. E a fronte della ripresa dei consumi e della riduzione delle restrizioni dovute alla pandemia, anche gli importi complessivi transati registrano uno sviluppo significativo. Nel 2022 il mercato delle carte di credito in Italia conferma un’ulteriore evoluzione verso l’uso di strumenti alternativi al contante, e un maggiore utilizzo di strumenti innovativi. Inoltre, prosegue, la rapida crescita delle carte prepagate, con un aumento delle transazioni e del valore delle operazioni.

I fattori evolutivi: e-commerce, cashback di Stato, ripresa dei servizi  

Nel 2021 il numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante è cresciuto del 24%. Percentuale che sale al 29% se si considerano i pagamenti su pos con le sole carte di debito. Altri fattori influiscono a questa evoluzione positiva: il cashback di Stato, e una ripresa dei servizi che hanno contribuito alla diffusione delle operazioni, in particolare, con le carte di debito. L’e-commerce rappresenta un ulteriore elemento di stimolo: l’incidenza dei pagamenti online nel corso della prima parte del 2022 arriva al 24% delle operazioni complessive. Allo stesso tempo, aumenta la corsa all’utilizzo di carte prepagate e carte rateali, riconducibile alla ripresa della spesa delle famiglie per viaggi e intrattenimento.

Sono 15,2 milioni le carte in circolazione

Nel 2021 le carte di credito in circolazione in Italia ammontano a circa 15,2 milioni. Rispetto al 2020 le carte di pagamento segnano un +53,5% per le carte di debito su pos, +18,2% per le carte di credito, e +34,7% per le prepagate. Nel 2021 cresce il numero delle carte presenti sul mercato, aumentano i volumi transati nonché il numero di operazioni.
“Questo ha portato a una diminuzione dell’importo medio per operazione – commenta Roberta Gabrielli, senior project manager Nomisma -. Un dato che ci fa capire come l’utilizzo di strumenti di pagamento diversi dal contante stia diventando strutturale nel nostro Paese, i consumatori utilizzano sempre di più le carte anche per i piccoli pagamenti”. 

Cresce il ricorso alla rateizzazione

Sono sempre di più le carte che prevedono flessibilità in termini di rimborso della spesa: oggi la metà delle carte di credito attive è abilitata al rimborso, a saldo o a rate.
“Si tratta di un aumento ascrivibile in larga misura alla funzione di instalment, ovvero di finanziamento collegato a un piano di rimborso rateale, diffuso fra le carte charge, di origine bancaria”, sottolinea Kirsten Van Toorenburg, Responsabile studi, statistiche e formazione Assofin.
Nei primi sei mesi 2022 si registra quindi una ripresa del ricorso alla rateizzazione, e aumenta il maggiore utilizzo online delle carte di credito con funzione rateale, a prescindere dal tipo di rimborso.
Si assiste inoltre a una rapida diffusione di BNPL e pagamenti dilazionati, strumenti che offrono vantaggi ai clienti (costo zero, procedura di accesso facile), e opportunità ai retailer (incremento del fatturato, maggiore fidelizzazione, canale marketing, advertising).  

Rincari delle bollette: cosa fanno le famiglie?

Negli anni precedenti, nonostante sembrasse che la sensibilità ecologica degli italiani fosse cresciuta a livello di atteggiamento, e le discussioni sulla salvaguardia del pianeta fossero diventate trending topic, alle parole non sono seguiti i fatti. Il cambiamento non è stato notato a livello di comportamenti. Nel pieno della tempesta dei rincari dell’energia abbattuta su famiglie e imprese, l’ultima edizione dell’Osservatorio Green Home Smart Home di Eumetra mostra una nota di speranza. Per la prima volta in sei anni le curve dei comportamenti energetici virtuosi si sono impennate, con gli italiani che organizzano cicli di lavatrici e lavastoviglie a pieno carico, spengono i led, e tengono il riscaldamento al minimo.

Qualcosa è cambiato

In altre parole, solo quando si è toccati sensibilmente nel portafoglio si decide a mettere in atto una serie di pratiche virtuose, volte a risparmiare sui consumi di energia. Del resto, cos’altro possono fare le famiglie? Il consumo energetico è innanzitutto in funzione di alcune componenti fisse, come la zona geografica e climatica di residenza (risiedere al Nord o al Sud, al mare o in montagna fanno la differenza), le caratteristiche dell’abitazione (ad esempio, quanto è grande o coibentata) e la struttura della famiglia (numero di componenti). Questi elementi, dunque, sono un presupposto non modificabile.

Dotazioni della casa

Ciò che si può modificare sono le dotazioni dell’abitazione, ovvero gli impianti e gli elettrodomestici, oltre che le opere di isolamento termico della casa e dei serramenti. E su tale componente hanno cercato di fare leva gli ecobonus, incoraggiando gli investimenti in opere e dotazioni che comportino una maggiore efficienza energetica. Che si tratti di impianti come la pompa di calore o l’impianto fotovoltaico, o dotazioni come la caldaia, lo scaldabagno o il condizionatore, o gli elettrodomestici, si può agire sostituendo le vecchie dotazioni con quelle tecnologicamente più avanzate e più efficienti energeticamente.

Comportamenti virtuosi

La terza macro-componente, anch’essa variabile e quindi modificabile, riguarda i comportamenti virtuosi, le attenzioni messe in atto al fine di risparmiare energia. L’Osservatorio Green Home Smart Home monitora le tre macro-componenti, sapendo che dotazioni efficienti e comportamenti virtuosi sono le variabili sulla quali agire in un’ottica di efficientamento energetico. Nelle prossime edizioni dell’Osservatorio, sarà interessante approfondire i comportamenti virtuosi delle famiglie, e le soluzioni adottate in relazione anche ad altre dotazioni domestiche, come, ad esempio, i serramenti, o gli elettrodomestici, la cui sostituzione risulta più agevole rispetto ad altri impianti più impegnativi, ma con indubbi vantaggi dal punto di vista del risparmio energetico e della bolletta.

Pasta italiana, la filiera è sempre più “green”

Obiettivo: ridurre i consumi di acqua e energia, in tutte le fasi dei processi produttivi, in un’ottica di massima sostenibilità. E’ quanto sta facendo la maggior parte delle aziende, comprese quelle specializzate in uno dei vanti della tradizione italiana: la pasta. Tanto che ogni anno i pastai italiani investono in media il 10% del proprio fatturato (circa 560 milioni) in ricerca e sviluppo per rendere la produzione e la pasta sempre più moderna, sicura e sostenibile, dall’agricoltura di precisione agli impianti di trigenerazione alimentati a metano, fino al packaging compostabile.

Spaghetti sostenibili puntando su su innovazione e qualità

Se un alimento tipico della tradizione, consumato da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana per un totale di 23 kg annui pro capite, riesce a mantenersi protagonista della spesa, è anche per la sua capacità di rispondere alle esigenze del consumatore, di interpretare tendenze, cambiamenti degli stili di vita e nuove frontiere green e sostenibili. I pastai difendono il loro primato puntando su innovazione e qualità: il settore (che conta quasi 120 imprese, dà lavoro a oltre 10.200 addetti e genera un valore di 5,6 miliardi di euro) investe il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere gli impianti più moderni e sicuri e la pasta sempre più sostenibile e di qualità. Un valore aggiunto a cui i produttori non intendono rinunciare, neanche in un periodo come quello attuale. E su questo punto le aspettative del consumatore sono alte: secondo un’indagine Nielsen IQ sulla sostenibilità alimentare emerge non solo un maggior impegno a mangiare con un basso impatto ambientale (circa 1/3 delle emissioni di gas a effetto serra mondiali sono legate alle catene agroalimentari) ma anche una maggiore attenzione agli sprechi e al risparmio di packaging. E 1 italiano su 5 è disposto a spendere di più per una spesa sostenibile.

Consumi di pasta su, di risorse giù

Grazie agli investimenti in innovazione e a tecniche di produzione d’avanguardia, oggi, la coltivazione del frumento incide sul totale delle emissioni di anidride carbonica per il 37%. Discorso identico per l’imballaggio, (6% di CO2) che è costituito da materiali immediatamente riciclabili come il cartoncino o il classico film plastico. Anche la trasformazione, compresa anche la molitura, si attesta al di sotto del 15% delle emissioni di CO2 e la distribuzione si ritaglia una quota minima (4%) dell’impronta carbonica del pacco di pasta.

Il retail è il secondo settore più colpito dal ransomware

Il retail è il secondo settore economico per attacchi ransomware subiti nell’ultimo anno, posizionandosi alle spalle dei comparti media, tempo libero ed entertainment. È quanto emerge dalla ricerca dal titolo The State of Ransomware in Retail 2022 di Sophos. A livello globale, è stato colpito infatti il 77% degli operatori retail, un dato in aumento del 75% rispetto al 2020, e superiore dell’11% rispetto al 66% di media generale registrato tra i settori esaminati dalla ricerca.
“I retailer continuano a subire una delle ondate più aggressive di attacchi ransomware – dichiara Chester Wisniewski, principal research scientist di Sophos -. Con più di tre operatori su quattro a essere stati colpiti nel 2021, gli incidenti legati al ransomware sono certamente una questione di ‘quando’ avverranno, non ‘se’ accadrà”.

Solo il 28% dei retailer colpiti è riuscito a evitare la cifratura dei dati

“Solo il 28% dei retailer colpiti è riuscito a evitare che i propri dati venissero cifrati – continua Wisniewski -, a indicazione del fatto che una porzione rilevante di questo settore ha bisogno di migliorare l’atteggiamento difensivo con i giusti strumenti, e con l’aiuto di esperti di sicurezza addestrati in modo appropriato”.
Ma non è aumentata solamente la percentuale degli operatori del retail a essere attaccati dal ransomware, lo stesso è accaduto anche agli importi medi dei riscatti pagati. Nel 2021 la cifra media estorta è stata infatti di 266.044 dollari, +53% rispetto al 2020 (147.811 dollari). Tuttavia, questo dato rappresenta meno di un terzo della media generale di tutti i settori presi in esame (812.000 dollari).

I cybercriminali si concentrano su settori differenti

“Spesso gang diverse di cybercriminali si concentrano su settori differenti: alcuni gruppi con minori competenze chiedono riscatti compresi tra 50.000 e 200.000 dollari, mentre organizzazioni criminali più ramificate ed esperte con una superiore visibilità chiedono 1 milione di dollari o più – commenta Wisniewski -. Sfruttando i servizi offerti da IAB (Initial Access Broker) e provider RaaS (Ransomware-as-a-Service), è purtroppo semplice anche per i delinquenti di basso livello acquistare accesso di rete e un kit ransomware per lanciare un attacco senza troppa fatica”.

L’89% ha riportato perdita di business o fatturato

Se il retail è il secondo settore più colpito, l’aumento percepito nel volume e nella complessità dei cyberattacchi contro questo comparto è leggermente inferiore rispetto alla media generale (55% in entrambi i casi). Ma il 92% degli operatori del retail colpiti da ransomware ha affermato che l’attacco ha avuto conseguenze sul proseguimento delle attività e l’89% ha riportato la perdita di business o fatturato. Il costo complessivo sostenuto dal settore retail nel 2021 per riprendere l’attività in seguito agli attacchi ransomware è stato però di 1,27 milioni di dollari, in calo rispetto agli 1,97 milioni del 2020. Rispetto al 2020, la quantità di dati recuperati dopo il pagamento del riscatto è diminuita (dal 67% al 62%), così come la percentuale di operatori che hanno riavuto indietro tutti i loro dati (dal 9% al 5%).

Marketing: gli sms più inviati sono quelli per comunicare flash sales

Gli sms rappresentano uno degli strumenti di digital marketing più efficaci tra quelli a disposizione dalle aziende, grazie soprattutto agli elevati tassi di lettura e all’assenza quasi totale di spam. Negli ultimi anni gli sms sono stati infatti molto utilizzati per le campagne di digital marketing. Queste caratteristiche rendono gli sms particolarmente utili in diverse situazioni, come nel caso di campagne per nuovi lanci e promozioni, oppure per event-driven marketing, come, ad esempio, in occasione degli auguri per il compleanno e per le festività. O ancora per la raccolta di informazioni per indagini di mercato. Ma i più usati sono quelli utilizzati per comunicare flash sales.

Alta percentuale di lettura entro pochi minuti
In base ai dati relativi agli ultimi 12 mesi forniti da Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, la parte del leone è svolta proprio dagli sms finalizzati a comunicare flash sales, che rappresentano il 34,63% di tutti i messaggi inviati per campagne di marketing. Gli sms sono particolarmente adatti a questo tipo di promozioni di breve durata, proprio perché, garantendo un’altissima percentuale di lettura entro pochi minuti, consentono di raggiungere molto rapidamente il destinatario, oltre al vantaggio di poter arrivare su tutti i telefoni, non solo gli smartphone.

Dalle promozioni speciali al lancio di nuovi prodotti o servizi
Il secondo posto della classifica degli sms più inviati nell’ambito delle attività di marketing è ricoperto da quelli destinati a incentivare le persone a recarsi nei punti vendita (14,95%), magari proponendo promozioni speciali o segnalando novità, seguiti poi dagli sms relativi al lancio di nuovi prodotti o servizi (13,54%).
Scendendo dal podio troviamo poi altri tipi di utilizzi marketing, tra cui gli inviti a eventi, messaggi per portare visite al sito web e molto altro.

Un servizio di Landing Page dedicato a eventi e promozioni
“Considerando quante ore ognuno di noi trascorre oggi con lo smartphone in mano, è facile comprendere come non si possa più prescindere dall’includere l’SMS marketing tra le attività da prevedere per promuovere servizi, prodotti o semplicemente fidelizzare i clienti”, ha commentato Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Grazie al nostro servizio di Landing Page poi, è possibile inserire nei messaggi un link a una pagina web creata in modo molto intuitivo e rapido con modelli da personalizzare – ha aggiunto Domitilla Cortelletti -, consentendo così, anche ai non esperti, di creare vere e proprie landing page dedicate a eventi, promozioni, e rendendo gli sms strumenti di digital marketing ancora più efficaci e versatili”.

Facebook, Meta sdoppia il Feed

Il Feed di Facebook si sdoppia, per una migliore fruibilità da parte degli utenti e soprattutto per tenere sempre sott’occhio le ultime novità postate da amici o pagine che si seguono. Come già preannunciato nelle scorse settimane, il cambiamento adesso è attivo. Secondo gli esperti, tutte queste novità sono finalizzate a mantenere alto il gradimento da parte degli utenti e soprattutto a contrastare la concorrenza di altre applicazioni social, TikTok in primis. 

Non si perderanno i post degli amici

“Una delle funzionalità più richieste di Facebook è di assicurarsi che le persone non perdano i post degli amici. Quindi lanciamo una scheda Feed in cui puoi vedere i post dei tuoi amici, gruppi, Pagine e altro separatamente in ordine cronologico. L’app si aprirà comunque con un feed personalizzato nella scheda Home, dove il nostro motore di rilevamento consiglierà i contenuti che riteniamo ti interessino di più. Ma la scheda Feed ti darà un modo per personalizzare e controllare ulteriormente la tua esperienza” ha spiegato Mark Zuckerberg nel blog della piattaforma. In sintesi, ci saranno due differenti tabù: una per i contenuti di creator, storie e post selezionati dall’algoritmo, e un’altra per gli amici e i seguiti, ordinata in ordine cronologico.
“Da Home puoi creare un Reel, vedere cosa condividono i tuoi contatti nella tab Feed e nelle Storie e creare una community basata su interessi nuovi e condivisi” prosegue il blog. “La tua tab Home è personalizzata in modo univoco grazie al nostro sistema di classificazione tramite apprendimento automatico. Questo sistema prende in considerazione migliaia di segnali per evitare confusione e classificare i contenuti in base all’ordine che riteniamo potrebbe essere più valido per te. Stiamo investendo nell’AI per continuare a mostrare contenuti suggeriti in questa nuova esperienza con classificazione. Mentre nella tab Home troverai sempre nuove community con passioni e interessi condivisi, con Feed puoi continuare a vedere tutti gli aggiornamenti delle persone e community a cui tieni di più”.

Dove si visualizzano i tab

“Su iOS questa barra si trova in fondo all’app e su Android in alto” si legge ancora nella presentazione. “Prevediamo che questi aggiornamenti verranno implementati a livello globale nel corso della prossima settimana. Le tab nella barra dei collegamenti rapidi cambiano in base alle parti dell’app che usi di più. Puoi anche personalizzare e fissare una tab nella barra dei collegamenti rapidi, e in questo modo la sua posizione non cambierà”.

Tecnologia di consumo: fatturato +0,7%, ma primi segnali di rallentamento

Secondo le rilevazioni GfK, nella prima parte del 2022 le vendite per il settore della Tecnologia di consumo sono cresciute del +0,7%, e il valore complessivo del mercato ha raggiunto 6,4 miliardi di euro di fatturato. Dopo un 2021 record per il settore, il mercato continua quindi a registrare un trend leggermente positivo, ma si intravedono i primi segnali di rallentamento. Se però si confronta il dato con il periodo pre-pandemico si può constatare una crescita molto forte, pari al +18,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. In ogni caso, a trainare la crescita è il comparto dell’Audio/Video, che nei primi 5 mesi dell’anno registra un incremento pari al +30,9%.

Il mercato è sostenuto da TV (+31,6%) e Decoder (+248%)

Queste ultime, favorite dalla domanda legata allo switch-off, arrivano a generare il 13,7% del valore complessivo del mercato italiano, e sono il prodotto che più sostiene la crescita del mercato. A guidare la crescita del mercato è infatti la performance molto positiva del comparto Elettronica di Consumo, cresciuto del +30,9%, che include al proprio interno i Decoder (+248%) e soprattutto le TV (+31,6%).
Queste ultime, favorite dalla domanda legata allo switch-off, arrivano a generare il 13,7% del valore complessivo del mercato italiano, e sono il prodotto che più sostiene la crescita del mercato. Se si dovessero escludere dall’analisi, il mercato mostrerebbe un trend negativo rispetto allo scorso anno del -2,9%.

Segno meno per Grande e Piccolo Elettrodomestico e IT/Office

Analizzando gli altri settori GfK registra trend leggermente negativi per il Grande Elettrodomestico (-0,5%) e il Piccolo Elettrodomestico (-0,8%), mentre la Telefonia mostra una leggera crescita (+0,7%) e si conferma il settore più importante per fatturato, con un peso sul totale pari al 34%.
L’Information Technology/Office invece è il settore più negativo (-14,5%), ma occorre ricordare che nel 2020 e nel 2021 aveva fatto registrare vendite record per le necessità legate a Smart Working e DAD.

Buone prestazioni per Photo, Home Comfort decolla

Al contrario, buona la prestazione del settore Photo (+3,4%), che negli ultimi anni aveva sofferto, mentre è in forte crescita l’Home Comfort (+25,6%), favorito dalle alte temperature registrate a maggio, che hanno contribuito alla vendita di Condizionatori (+34,6%) e fanno ben sperare per i successivi mesi estivi. In generale, le vendite online hanno evidenziato una performance migliore rispetto alle vendite nei negozi fisici (+5,2% rispetto a -0,8%) e continuano a crescere in termini di peso, raggiungendo il 25,7% del totale fatturato generato, contro il 24,6% del periodo gennaio-maggio 2021, e il 24,2% del totale registrato nell’anno 2021.

Aziende a rischio assunzione di “candidati deepfake”

Può sembrare uno scherzo, ma sono in aumento le aziende che hanno segnalato la presenza di persone candidate per un posto di lavoro utilizzando i deepfake. Lo ha annunciato l’Fbi: sempre più spesso infatti gli impostori utilizzano video, immagini, registrazioni e identità rubate fingendosi qualcun altro per ottenere una posizione IT da remoto all’interno di un’azienda. L’assunzione di un deepfake da parte di un’azienda può portare a seri problemi, come l’accesso a informazioni aziendali e sui clienti, il che non solo può rappresentare una minaccia per la sicurezza dei dati aziendali, ma in caso di violazione l’azienda probabilmente non avrà la possibilità di consegnare il truffatore alla giustizia.

Gli attaccanti possono fingersi anche dirigenti aziendali

Il caso citato non è però l’unico modo in cui i truffatori utilizzano i deepfake per trarre vantaggio da un’azienda. Con l’evoluzione della tecnologia, gli attaccanti possono utilizzare questo nuovo metodo per raggirare i test biometrici utilizzati dalle banche e dagli scambi di criptovalute per verificare l’identità degli utenti, al fine del riciclaggio di denaro. Secondo il report di Sensity, nove dei 10 principali fornitori di servizi Know Your Customer (KYC) sono molto vulnerabili agli attacchi deepfake. I deepfake sono utilizzati poi anche per lo spear o phishing mirato: il cybercriminale si finge una persona fidata o affidabile facendo leva su meccanismi psicologici. L’obiettivo finale è sempre il furto di denaro o informazioni sensibili. Gli attaccanti possono infatti fingersi dirigenti di un’azienda per ottenere la fiducia di una persona e indurla a consegnare dati sensibili, denaro o accesso all’infrastruttura dell’organizzazione.

Come riconoscere i fake usati per le truffe?

“Comprendere il pericolo è metà dell’opera. Educate i vostri dipendenti e informateli sui nuovi metodi fraudolenti. Un deepfake di alta qualità richiede molta competenza e impegno, mentre i fake usati per le truffe o per l’interazione sincrona durante un colloquio sarebbero probabilmente di bassa qualità. Tra i segni di un deepfake, ci sono movimenti innaturali delle labbra, capelli mal resi, forme del viso non corrispondenti – afferma Vladislav Tushkanov, Lead Data Scientist di Kaspersky -. Tuttavia, gli attaccanti potrebbero intenzionalmente abbassare la qualità del video per nascondere questi artefatti”.

Come ridurre al minimo la possibilità di assumere un dipendente falso

“Per ridurre al minimo la possibilità di assumere un dipendente falso, suddividete i colloqui di lavoro in più fasi, coinvolgendo non solo i responsabili delle risorse umane ma anche le persone che lavoreranno con il nuovo dipendente – continua Tushkanov -. In questo modo aumenteranno le possibilità di individuare qualcosa di insolito”.
Anche le tecnologie sono un valido aiuto nella lotta ai deepfake, una soluzione di cybersecurity affidabile garantirà assistenza nel caso in cui un deepfake di alta qualità convinca un dipendente a scaricare file o programmi dannosi o a visitare link sospetti o siti web di phishing. La soluzione antifrode che fornisce l’analisi del comportamento degli utenti e il monitoraggio delle transazioni finanziarie può essere poi una buona opzione per le aziende che utilizzano il KYC, fornendo un ulteriore livello di protezione.

Le imprese investono di più in Corporate Social Responsibility

Nel 2021 il 96% delle aziende italiane con più di 80 dipendenti dichiara di aver speso 282mila euro all’anno in attività di Corporate Social Responsibility (Csr), per un totale di 2 miliardi e 162 milioni di euro. La responsabilità sociale dell’impresa è diventata un dovere, quasi un obbligo: i dati del decimo Rapporto Csr promosso dall’Osservatorio Socialis sull’impegno sociale, economico e ambientale delle aziende in Italia, parlano chiaro. E le crisi, dalla pandemia alla guerra, non sembrano rallentare questo cammino. Su un campione composto da 400 imprese aumenta infatti visibilmente la percentuale di aziende che ha già confermato il budget per il 2022 (65% rispetto al 40% del 2020), viceversa si è ridotta la quota di imprese che ha annullato o ridotto il budget (27%) e la quota che non lo aveva pianificato in anticipo (6%). 

In 10 anni più che quintuplicato il valore assoluto degli investimenti  

Si tratta di dati, che al di là delle dimensioni emergenziali, sembrano indicare una riacquistata capacità di programmazione. Secondo la rilevazione dell’Osservatorio, rispetto alla prima rilevazione del 2001, quando si spendevano circa 400 milioni di euro in attività Csr, in Italia è più che quintuplicato il valore assoluto degli investimenti in Csr delle aziende con più di 80 dipendenti. L’investimento medio in Csr delle aziende italiane nel 2021 rispetto al 2019 è salito del 17%. Un trend ormai ventennale, che nonostante l’emergenza Covid vede una crescita del 22% solo negli ultimi due anni.

Le aree e le modalità di investimento

Per quanto riguarda le aree e le modalità di investimento le aziende che fanno attività di Csr si concentrano soprattutto sulle iniziative interne all’azienda (50%), come quelle legate alla formazione del personale (33%). Il 40% delle aziende promuove iniziative dedicate al territorio nazionale e il 36% al territorio vicino alla propria azienda. Quest’anno si è rilevato un incremento delle azioni rivolte ai paesi esteri (21%), registrando un possibile ritorno a quella che viene definita comunemente ‘beneficenza’, ossia investimenti e donazioni in paesi lontani, più poveri o in difficoltà. I maggiori investimenti però vengono dedicati ad azioni per diminuire l’impatto ambientale: il 40% investe per migliorare il risparmio energetico, mentre il 38% privilegia azioni di investimento nelle tecnologie innovative per limitare l’inquinamento e migliorare lo smaltimento dei rifiuti.

Cresce il valore per le attività ESG

La Csr si conferma conveniente per le aziende che la praticano: il 44% delle aziende intervistate indica che la Csr porta a un miglioramento della reputazione, e per 4 aziende su 10 un miglioramento della motivazione del personale, e il conseguente miglioramento del clima interno. La rilevazione mostra poi che l’attenzione di imprese e consumatori rimane alta. Infatti, il 51% delle imprese ritiene in crescita l’attenzione verso la Csr. Le aziende, poi, attribuiscono un valore più alto alle attività a vantaggio della corporate governance e del sociale, ovvero le tematiche ESG.

Internet Advertising: nel 2021 +24%

Tra raccolta su Tv, Stampa, Radio, Out of Home e Internet Media, il mercato pubblicitario in Italia nel 2021 sale a 9,3 miliardi di euro, circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2020. Una chiusura positiva, che recupera la flessione dell’8% registrata nel 2020, e consente di raggiungere il valore più alto dal 2009. Internet si conferma il primo Media in Italia per raccolta pubblicitaria (+24% e 46% del mercato), ma la spinta digitale cresce anche all’interno dei Media più tradizionali. Fenomeni come la Connected Tv (CTV) e il Digital Out of Home (DOOH) iniziano a registrare numeri non più marginali. Dopo l’Internet advertising, con una quota di mercato del 40% e una crescita del 14%, c’è la Tv, seguita da Stampa (7% e +4%), Radio (4% e +10%) e Out of Home (OOH, 3% e +16%). Emerge dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano.

Formati e device

Nonostante le vicissitudini legate al periodo pandemico, l’Internet advertising rimane concentrato nelle mani di pochi attori. I principali player tech internazionali raccolgono, infatti, il 79% del mercato, e la percentuale potrebbe ancora crescere nel corso del 2022. Per quanto riguarda i formati, Video e banner, Search, Classified e e-commerce advertising nel corso del 2021 registrano tassi di crescita superiori al +20%. Ma il formato con l’incremento percentuale più alto è l’Audio advertising (+44%), caratterizzato da un grande fermento, in particolare sul lato offerta, per l’aumento dell’inventory e la diffusione di nuovi contenuti audio. Quanto al mercato per device, il canale principale è lo smartphone. Il Mobile advertising nel 2021 cresce infatti del 27%, superando in valore assoluto 2,4 miliardi di euro.

Connected Tv e Digital Out of Home

La raccolta sui televisori connessi (Connected Tv) vale oltre 230 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2020.  Il Digital Out Of Home, invece, vale 63 milioni di euro, in ripresa del +30% rispetto al crollo registrato dall’intero comparto Out Of Home nel 2020. La componente digitale pesa per il 22% del totale (+2%): un trend positivo che proseguirà anche nel 2022, con un peso sul totale OOH ulteriormente in sviluppo.  È infatti la componente digital a trainare la crescita del mezzo, grazie a una diffusione sempre più elevata di impianti digitali, soprattutto nel Nord Italia, dove sono collocati 2 schermi su 3, e dove la raccolta dei formati Roadsid è in continuo aumento, ed è pari a quasi metà del mercato.

La ricerca di equilibrio tra privacy e personalizzazione

Quando si parla di pubblicità online, però, nonostante i numerosi interventi su privacy e sicurezza, i consumatori si sentono ancora eccessivamente tracciati, senza avere un ritorno in termini utilità e profilazione. Dall’analisi svolta, è interessante notare invece come la comunicazione geolocalizzata attraverso Smartphone, seppur mostri un certo livello di invasività, abbia un’ottima risposta, con il 40% delle persone raggiunte che almeno una volta si è poi recata realmente al punto vendita sponsorizzato.