Turismo: con oltre 445 milioni di presenze il 2023 supera i livelli pre-Covid

Finalmente il turismo recupera i livelli pre-pandemia: l’anno appena passato dovrebbe infatti chiudersi con 445,3 milioni di presenze nelle strutture ricettive italiane (+8,1% rispetto 2022), una cifra superiore anche al periodo antecedente la pandemia. Nel 2019, infatti, le presenze turistiche erano state 436,7 milioni, circa 8,6 milioni in meno.
Il forte incremento dei turisti stranieri traina ancora la domanda, contribuendo in modo determinante a compiere il sorpasso sul 2019. Le presenze estere segnano +13,7% sul 2022, in valori assoluti si attestano a oltre 228,5 milioni (220,6 milioni nel 2019).

Più debole il rafforzamento del mercato italiano (+2,8%), per un totale di 216,8 milioni di pernottamenti (216 milioni nel 2019).
Emerge da un primo consuntivo sull’anno turistico 2023 condotto dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti.

Una ripresa difficile e a due velocità

Il movimento degli ospiti nelle strutture alberghiere è stimato in crescita del +9,3%, con le presenze turistiche che si attestano a 276,2 milioni, mentre l’extralberghiero si fermerebbe al +6,1%, con 169,1 milioni di pernottamenti.  

Ma per il settore è una ripresa difficile e a più velocità: il Sud e le Isole sono le aree che chiudono l’anno con i valori di più bassa crescita (+4,4%).
Si registrano, inoltre, aumenti sotto la media nazionale anche per il Nord-Est (+7%).
Per Nord-Ovest (+11,7%) e Centro (+10,4%) le stime riportano invece una crescita di oltre il 2% rispetto la media. 

Meno vacanze al mare più nelle città d’arte

Tutte le aree-prodotti registrano aumenti della domanda turistica, ma tra quelle più apprezzate nel 2023 conquistano il primo posto le strutture ricettive delle città/centri d’arte (+11,4%) e della montagna (+11,1%).
Stime altrettanto positive per le strutture attive nelle aree rurali/collina (+10,3%) e del termale (+10,2%).

Buoni, inoltre, i risultati anche per le località dei laghi (+9,6%) e ‘altro interesse’ (+9%), mentre nel corso dell’anno a frenare è il settore balneare. La stima riporta infatti la crescita più bassa dei flussi turistici (+3%), a causa della flessione, in particolare, della domanda italiana. 

Cosa accadrà nel 2024?

Sulle previsioni delle imprese ricettive per il primo trimestre 2024 emerge qualche elemento di incertezza. Instabilità geopolitica, crescita economica lenta nell’area euro e inflazione condizionano ancora la ripresa per il prossimo anno. Ma per il 59,6% degli intervistati la prima parte dell’anno dovrebbe caratterizzarsi con un trend di stabilità (nel primo trimestre 2023 la crescita media della domanda raggiunse il +30%).

Per il 19,7%, invece, le aspettative sono di un incremento dei flussi e il 20,7% circa prevede un decremento.
Gli imprenditori che hanno manifestato una preoccupazione maggiore sono quelli attivi nelle località marine e nelle aree rurali e di collina. Un po’ più di ottimismo traspare da parte delle imprese localizzate nelle città e centri d’arte. 

Bilancio 2023 e previsioni per il 2024: che anno sarà?

Il 2023 è stato il vero spartiacque tra il Covid e il post Covid. L’anno appena trascorso ha visto una notevole attenuazione dell’impatto della pandemia, poiché il virus ha gradualmente perso rilevanza nelle politiche governative e nelle menti delle persone.
La dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 5 maggio, che ha decretato la fine dell’emergenza legata al Covid-19, ha contribuito a questo cambiamento.

Aumentano le tensioni geopolitiche e i fenomeni meteo dirompenti

Anche se sul fronte sanitario le cose vanno meglio, nel 2023 si è verificata un’escalation delle tensioni geopolitiche, in particolare con l’invasione russa in Ucraina, che ha creato un clima di incertezza globale. A complicare ulteriormente la situazione, in ottobre, è scoppiato il conflitto israelo-palestinese.

Parallelamente, i fenomeni meteorologici sono diventati più imprevedibili e instabili, con un aumento delle temperature estive in molte parti del mondo, indicando un potenziale peggioramento del riscaldamento globale. L’incremento delle catastrofi naturali ha causato disagi diffusi, soprattutto in Turchia, Siria, Marocco e Afghanistan, rafforzando la consapevolezza della costante minaccia delle crisi ambientali.

Tecnologia, quanti cambiamenti 

Il 2023 ha portato cambiamenti radicali nel mondo della tecnologia, con OpenAI che ha rivoluzionato l’Intelligenza Artificiale, influenzando il modo in cui interagiamo con le macchine. Questa e quelle sopra esposte sono evidenze del sondaggio internazionale di Ipsos, che ha coinvolto oltre 25.000 persone in 34 Paesi.
L’analisi ha esplorato le percezioni del 2023 e le aspettative per il 2024 su economia, ambiente, sicurezza, società e tecnologia. Nel complesso, più della metà delle persone descrive il 2023 come negativo per sé e la propria famiglia, con una percentuale ancora più alta (70%) per il proprio Paese.

2024, sale l’ottimismo 

Guardando al 2024, l’ottimismo è in aumento, con il 70% delle persone nel mondo che pensa che sarà un anno migliore del 2023. In Italia, sebbene in crescita (59%), l’ottimismo è meno pronunciato rispetto ad altri Paesi europei.
Le preoccupazioni economiche persistono, con il 70% delle persone che prevede un aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse nel 2024. Tuttavia, si registra un modesto miglioramento nelle percezioni rispetto all’anno precedente.

Sul fronte tecnologico, l’opinione pubblica globale è divisa sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale, con aspettative contrastanti su posti di lavoro, utilizzo dei social media e cambiamenti nella medicina.
La sicurezza mondiale nel 2024 è avvolta da incertezze, con una minoranza che prevede la fine della guerra in Ucraina. Cresce la preoccupazione per i rischi legati a un malfunzionamento dell’Intelligenza Artificiale, ma rimane stabile la percezione di un possibile impatto di un asteroide sulla Terra.

Il climate change fa paura

La preoccupazione per il cambiamento climatico è elevata, soprattutto in Italia, con la maggioranza che prevede un aumento delle temperature e degli eventi meteorologici estremi nel 2024.
C’è una crescente richiesta di interventi governativi per affrontare il cambiamento climatico, ma le opinioni sulla rapidità di adozione di misure più restrittive sono divise. 

Omnichannel Customer Experience: solo l’8% delle imprese è maturo

L’OCX Index valuta il grado di maturità delle medie e grandi imprese italiane nella trasformazione omnicanale. E solo l’8% delle aziende può definirsi Avanzato. Con un punteggio di 7,5/10, queste realtà si distinguono per una struttura organizzativa cross-funzionale, hanno lavorato sulla costruzione di una robusta raccolta e integrazione dei dati, e adottano strumenti tecnologici avanzati.

Il grado di maturità medio complessivo è invece pari a 4,5/10, addirittura in leggera contrazione rispetto al 2022 (4,8/10). Si tratta di un valore frutto della forte eterogeneità tra le imprese, e di un aumento di quelle ancora in una fase esplorativa iniziale, che contribuiscono ad abbassare la media generale.
È quanto emerge dalla settima edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Il 40% dispone di un responsabile dedicato

Uno dei freni principali all’evoluzione nel percorso di maturità riguarda il superamento dei silos organizzativi, che prevede l’allineamento delle funzioni orientate al cliente, e di tutte le altre funzioni, primarie, e di supporto.

Ancora più complessa è la sfida del change management. I dipendenti, oltre a confermarsi un touchpoint chiave nell’interazione cliente-azienda nel customer journey, sono coinvolti nella trasformazione omnicanale su molteplici fronti. Diventa dunque importante strutturare un percorso di employee engagement per renderli protagonisti di tale trasformazione.

A livello internazionale realtà all’avanguardia hanno introdotto il Chief Experience Officer (CXO), per presidiare e migliorare l’esperienza di clienti e dipendenti.
In Italia, solo il 40% delle aziende dispone di un responsabile dell’Omnichannel Customer Experience incaricato di progettare e garantire un’esperienza fluida e coerente per i clienti.

Single Customer View per un’azienda su tre

Se la raccolta di dati basici è ormai una pratica consolidata, quella relativa ai dati avanzati (dati social, derivanti da interazioni umane o con terze parti), essenziali per una comprensione approfondita del cliente, rimane un punto critico. Solo un’azienda su tre riesce a integrare i dati a sua disposizione in logica Single Customer View, fondamentale per abilitare una reale personalizzazione dell’esperienza.

Le difficoltà nella gestione dei dati si ripercuotono sulla capacità di utilizzare i dati per ottimizzare i processi di relazione con il cliente. Se nel Marketing sono ormai diffusi strumenti di Marketing Automation (60%), e le attività di vendita evidenziano un’attenzione crescente alla personalizzazione online il processo di assistenza permane come fanalino di coda.

Il 63% sperimenta l’uso dell’AI

L’integrazione tra dimensione umana e tecnologica è al centro dei trend emergenti per l’evoluzione dei modelli di omnicanalità.
Il 63% delle aziende sta sperimentando l’utilizzo dell’AI in ambito Omnichannel Customer Experience, principalmente per la personalizzazione delle raccomandazioni (32%) e l’assistenza clienti digitale tramite chatbot o assistenti virtuali (43%).

L’AI potrebbe spingere anche il processo di ‘Hyperpersonalization’, dove la raccolta e l’elaborazione in tempo reale di dati sull’utente permettono di attivare azioni mirate sul cliente.
Emerge poi la centralità dell’ascolto proattivo della Voice of the Customer (VoC) grazie a tecnologie in grado di raccogliere i feedback dei clienti in maniera strutturata. Pratica che deve estendersi alla comprensione delle percezioni dei clienti sull’esperienza con il brand e l’identificazione e gestione proattiva di situazioni critiche.

Quantum Computing: in Italia oltre 140 milioni di euro dal PNRR

Secondo l’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano, i fondi stanziati dal Governo italiano per investire in tecnologie quantistiche sono ancora inadeguati, e al netto di alcuni casi, la maggior parte delle aziende stanzia budget residuali, tra 50.000 e 150.000 euro, senza una strategia di medio-lungo termine.
Nel 2023 l’investimento privato nel Quantum Computing è ancora modesto, inferiore a 6 milioni di euro, stanziati su risorse interne all’azienda, come personale dedicato, e all’esterno, in consulenza, tempo macchina e formazione.

Ma grazie all’iniezione di fondi in ricerca e sviluppo derivanti dal PNRR, con oltre 140 milioni di euro stanziati su un orizzonte di 3 anni, e al crescente interesse da parte di alcune grandi aziende, l’Italia muove i primi passi verso la creazione di un ecosistema nazionale sul Quantum Computing.

Investimenti nelle tecnologie quantistiche

La tecnologia è in una fase prototipale in cui sono i fondi governativi a trainare lo sviluppo di ecosistemi competitivi. Tra gli investimenti pubblici italiani spiccano due iniziative, quella del Centro Nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing (budget totale 320 milioni di euro) e il partenariato esteso NQSTI, National Quantum Science and Technology Institute (116 milioni di euro).

Nonostante si tratti di un importante punto di partenza, i fondi governativi sono ancora insufficienti. Il ritardo accumulato porta il Paese a detenere una filiera dell’offerta nazionale embrionale, con poche startup nazionali in uno scenario attualmente dominato da aziende internazionali e grandi società di consulenza.

Domanda e offerta a livello internazionale

Anche a livello globale il mercato del Quantum Computing nel 2023 è piccolo ed emergente: si stimano tra gli 800 e i 900 milioni di dollari di spesa. 
La filiera del Quantum Computing nel mondo lungo tutto lo stack tecnologico (hardware e componenti abilitanti, piattaforme di sviluppo, ambienti middleware, software, algoritmi) identifica 250 attori, il 70% dei quali rappresenta nuove iniziative imprenditoriali.

Dal punto di vista della domanda, nel 2023 crescono gli annunci di progetti di sperimentazione sul Quantum Computing per un totale di 151 progetti (+50% negli ultimi due anni) realizzati da 108 aziende.
Tra i settori più prolifici per numero di progetti quello finanziario, il chimico-farmaceutico, l’automobilistico e quello energetico.

Grandi aziende italiane nel percorso di Quantum Readiness

Nel 2023 il 24% delle grandi aziende italiane ha avviato i primi passi nel percorso di Quantum Readiness. L’11% solo a scopo informativo, attraverso iniziative di disseminazione e qualche relazione di ecosistema, un ulteriore 12% in modo più concreto, avviando anche una sperimentazione, e solo l’1% è definibile Quantum Pioneer, ovvero sta lavorando in modo organico con un commitment aziendale di lungo termine.

All’interno del 76% di aziende che non hanno ancora avviato un percorso di Quantum Readiness, un 7% di imprese detiene tutte le caratteristiche abilitanti per l’innovazione tecnologica, ma decide di avere un approccio attendista.
La restante parte è invece ancora in una fase di trasformazione organizzativa, che rende il Quantum Computing difficile da inserire tra le priorità di lavoro.

Insegna per l’interno di un ristorante: idee creative

L’insegna da interni è uno dei primi elementi che gli ospiti vedono quando entrano in un ristorante. È quindi importante che sia ben progettata e attraente, in modo da catturare l’attenzione e invitare gli ospiti a fermarsi.

Oggi la scelta in commercio è davvero ampia, e ci sono idee creative davvero carine per attività di ristorazione di ogni tipo. Tali soluzioni, che elencheremo di seguito, sono progettate per coinvolgere gli ospiti e creare un’atmosfera più particolare.

Insegne luminose

Le insegne luminose sono un classico per i ristoranti. Sono disponibili in una varietà di stili e dimensioni, e possono essere utilizzate per creare un’atmosfera elegante o vivace in base alle preferenze.

Per un ristorante elegante, potresti optare per un’insegna luminosa con un design minimalista. Ad esempio, puoi utilizzare un’insegna con il nome del locale scritto in caratteri grandi e chiari, o un’insegna con un motivo geometrico semplice.

Per un ristorante più informale, puoi scegliere un’insegna luminosa con colori vivaci e forme astratte. Ad esempio, puoi utilizzare un’insegna con il nome del ristorante scritto in caratteri colorati, o un’insegna con un motivo geometrico più complesso.

Insegne al neon LED

Le insegne al neon LED sono un’altra idea da considerare per ristoranti, bar e attività di ristorazione in generale. Sono disponibili in una ampia varietà di colori e stili, e possono essere utilizzate per creare un’atmosfera moderna e alla moda.

Le insegne al neon LED sono anche molto efficienti dal punto di vista energetico, il che le rende un’ottima scelta per quelle attività commerciali che vogliono ottimizzare i costi. Tra l’altro sono anche facili da trasportare e installare, e non richiedono alcun tipo di manutenzione.

Insegne multimediali

Le insegne multimediali sono un’opzione più avanzata che può essere utilizzata per creare un’esperienza interattiva per gli ospiti. Queste insegne possono utilizzare immagini, video, audio e persino la realtà virtuale per coinvolgere i clienti e promuovere il ristorante o i prodotti nel menu.

Queste insegne sono un’ottima scelta per i ristoranti che vogliono distinguersi dalla concorrenza e offrire ai loro ospiti un’esperienza particolare. Ad esempio, potresti sfruttare un’insegna multimediale con un video che mostra i tuoi piatti più famosi, o un’esperienza di realtà virtuale che permette agli ospiti di vedere i cuochi in cucina.

Insegne personalizzate

Se stai cercando un’insegna che sia unica e particolare, puoi valutare l’idea di prendere un’insegna personalizzata. Questo tipo di insegna può essere progettata su misura per il tuo ristorante, in modo da riflettere la tua personalità ed il tuo stile.

In questo caso, puoi lavorare con un designer professionista per creare un’insegna che sia davvero speciale. Potresti pensare di inserirvi il logo del tuo ristorante, o creare direttamente un’insegna personalizzata con un motivo che rappresenti la tua cucina.

Insegne interattive

Le insegne interattive sono un modo divertente e coinvolgente per attirare l’attenzione degli ospiti. Queste insegne possono utilizzare sensori o altre tecnologie per interagire con gli ospiti, ad esempio invitandoli a giocare o a scattare foto.

Le insegne interattive sono un’ottima scelta per i ristoranti che vogliono creare un’esperienza coinvolgente che stupisca realmente i clienti. Ad esempio, potresti pensare ad un’insegna interattiva che permetta agli ospiti di giocare a un quiz sul tuo ristorante, oppure una che permetta agli ospiti di scattare foto con il tuo logo in bella mostra.

Insegne temporanee

Se stai organizzando un evento speciale, puoi utilizzare un’insegna temporanea per promuoverlo. Questo tipo di insegna può essere utilizzata per attirare l’attenzione degli ospiti e invitarli a partecipare all’evento.

Le insegne temporanee sono un modo economico e facile per promuovere eventi speciali. Divertiti a creare un’insegna temporanea con il logo o il nome dell’evento, oppure una con un motivo che lo rappresenta.

Conclusione

Queste sono solo alcune idee creative che puoi adottare se scegli di far installare una insegna da interno nel tuo ristorante. Scegliendo l’insegna giusta, potrai creare un’atmosfera più carina e coinvolgere gli ospiti, così modo da aumentare le probabilità che tornino e soprattutto che parlino del tuo locale.

Software gestionali, le PMI che li utilizzano dichiarano una “crescita del fatturato” 

Nel 2022, le imprese operanti nel settore del software e dei servizi correlati in Italia hanno impiegato oltre 137.000 addetti, generando un fatturato di 56,3 miliardi di euro, con una crescita del 9% rispetto all’anno precedente.
In particolare, la componente legata esclusivamente ai software gestionali ha segnato una crescita media superiore rispetto ad altre tipologie di servizio, registrando un +12% rispetto al 2021 e un totale di 22,4 miliardi di euro, pari al 40% del fatturato complessivo del settore analizzato.
Lo rivela la ricerca “Software nelle PMI: un motore d’innovazione per l’Italia,” condotta dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con AssoSoftware.

Intervistate 500 PMI di diversi settori

La ricerca ha coinvolto un campione esteso di oltre 500 PMI provenienti da diversi settori. Riguardo all’adozione di soluzioni gestionali, si è osservata una sostanziale stabilità nei tassi di penetrazione nel 2022, con un’eccezione rappresentata dalla Gestione documentale e workflow, che ha registrato un aumento del 5% rispetto al 2022, con un’adozione complessiva del 53% nel campione.
Questo incremento è stato guidato dalla diffusione dello smart working, che ha spinto le organizzazioni a riconsiderare l’approccio al lavoro e le metodologie, automatizzando e semplificando flussi e processi, tra cui la gestione dei documenti aziendali.

La Gestione amministrativa e contabile è la soluzione software più diffusa

La Gestione amministrativa e contabile rimane la soluzione software più diffusa (88%), con un aumento del 1% rispetto al 2022, principalmente a causa dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica. Altre soluzioni, come la Gestione del personale (61%), il Controllo di gestione (58%), la Gestione logistica e magazzino (54%), l’Approvvigionamento e produzione (50%), e il CRM (42%), mantengono tassi di adozione stabili rispetto all’anno precedente.
Nonostante le incertezze economiche nel 2022 e nel 2023, il mercato del software ha registrato una crescita e ha avviato una fase di consolidamento delle soluzioni già presenti in azienda.
Un esempio di questa tendenza è l’aumento delle PMI che aggiornano completamente le soluzioni adottate (34%, +5 punti percentuali), mentre diminuiscono quelle che mantengono le soluzioni alla loro versione originale (7%, -2 punti percentuali).

Il 54% delle imprese ha rivisto almeno un processo aziendale

Guardando ai dati emersi dalla ricerca, emerge che il 54% delle imprese ha rivisto almeno un processo aziendale a seguito dell’introduzione di un software, mentre il 26% ha ritenuto necessario riscrivere tutti i processi aziendali.
Nonostante la propensione alla revisione dei processi, molte aziende preferiscono ancora la personalizzazione del software in base alle esigenze funzionali del business, con l’Approvvigionamento e produzione (40%) e la Gestione del personale (38%) come soluzioni più personalizzate.
L’integrazione applicativa tra i vari software è migliorata, passando dal 29% al 38% nelle imprese analizzate. Tuttavia, l’integrazione esterna rimane bassa, con il 43% delle PMI che non prevede uno scambio automatico di informazioni con gestionali e altri sistemi di terze parti.

Aumenta l’indice di maturità

Globalmente, le aziende hanno compiuto progressi nell’indice di maturità sviluppato dalla ricerca. Solo il 13% delle aziende è oggi all’inizio del percorso di trasformazione, mentre il 55% detiene un indicatore complessivo superiore alla media di mercato, e il 13% appartiene al cluster delle aziende avanzate che hanno avviato azioni in tutte le dimensioni identificate.
Le PMI più mature nell’utilizzo dei software gestionali risultano più competitive e registrano una crescita del fatturato e dell’Ebitda significativamente più elevata. Il cambiamento organizzativo e la visione sul digitale sono emersi come temi cruciali negli ultimi anni.
Sebbene si siano registrati progressi nella formazione di competenze digitali, questa rimane la principale difficoltà per le PMI nella trasformazione digitale. Molti dipendenti utilizzano software gestionali (fino al 80% in alcuni casi), ma la formazione sulle soluzioni adottate è ancora carente, con solo il 17% dei dipendenti che ha seguito corsi di formazione.

I benefici più rilevanti

I benefici derivanti dall’utilizzo maturo dei software gestionali sono vari. I vantaggi più rilevanti riguardano l’efficacia e la governance dei processi, con un maggior controllo sui processi (83%), una riduzione degli errori (80%), maggiore visibilità e tracciabilità dei flussi di lavoro (79%), aggiornamento in tempo reale dei dati (78%) e un aumento della qualità delle attività (76%).
Altri benefici sono legati alla collaborazione tra dipendenti (70%), alla proattività di risposta a problemi e cambiamenti (67%) e al supporto a nuove modalità di lavoro come lo smart working (60%).
Inoltre, le PMI più mature nell’utilizzo dei software gestionali risultano più competitive e registrano una crescita più sostenuta del fatturato e dell’Ebitda.

Osservatorio Imprenditoria Retail 2023: trovare il personale è la vera sfida

Nel contesto dell’attuale panorama imprenditoriale italiano, l’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023 rappresenta un’analisi approfondita del profilo imprenditoriale nel settore del franchising e della distribuzione organizzata. Promosso da Largo Consumo e con il supporto analitico di TradeLab, questo studio annuale ha rivelato dati significativi riguardo alla propensione degli imprenditori agli investimenti e alle nuove aperture, con particolare attenzione alla ricerca di personale post-pandemia.

Il sentiment nei confronti del futuro

Secondo l’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023, il 75% degli imprenditori ha dimostrato un notevole ottimismo riguardo al futuro nei prossimi 18 mesi. Questo ottimismo varia tra i diversi settori, con le profumerie che raggiungono il 100% di fiducia e l’abbigliamento e la telefonia fermandosi al 67%. Le ragioni di questo entusiasmo si basano sulla forza e la notorietà del marchio (69%), sulla qualità dei servizi offerti (64%) e sulla qualità dei prodotti (60%).

Selezione del personale, le criticità attuali

Un dato chiave emerso dall’indagine è la crescente difficoltà nella ricerca di personale, con il 56% degli imprenditori che ritiene che la pandemia abbia reso questa ricerca più complessa. Questa sfida è particolarmente evidente nei settori farmaceutico (77%), abbigliamento (69%) e ristorazione (64%). Inoltre, i canali più efficaci per la ricerca di personale includono le conoscenze dirette (6,7), segnalazioni da parte di dipendenti e conoscenti (5,7), LinkedIn e social media (3,6) e i centri per l’impiego (2,9).

Imprenditori propensi agli investimenti

Sul fronte degli investimenti, gli imprenditori mostrano una maggiore inclinazione verso migliorie parziali nei punti vendita esistenti (5,8), rispetto a ristrutturazioni complete (4,8) o nuove aperture (4,1). Inoltre, il 36% degli intervistati è interessato ad investire anche in settori diversi da quello di appartenenza.
In questo contesto, i settori più attrattivi per nuovi investimenti sono la ristorazione (37%), l’immobiliare (33%) e i servizi (32%).

Le aspettative dei clienti

Per gli imprenditori, i clienti si aspettano principalmente un alto rapporto qualità-prezzo (8,8) dalla Marca del Distributore (MDD), ma allo stesso tempo cercano prezzi più convenienti (8,3), protezione dai rincari dei prezzi (8,2) e garanzia di controllo qualità (8,1).
D’altro canto, gli imprenditori ritengono che le MDD soddisfino principalmente le aspettative in termini di controllo della qualità (7,9), rapporto qualità-prezzo (7,7), prezzi più convenienti (7,4) e protezione dai rincari dei prezzi (7,0). Inoltre, i prodotti locali sono centrali, in particolare nei settori dei freschi, come salumi, formaggi e gastronomia (8,4), frutta e verdura (8,2) e pane e panetteria (8,2).

Il settore della ristorazione 

Nel mondo della ristorazione, il prestigio e la notorietà dell’insegna rappresentano i motivi principali per cui gli imprenditori aderiscono a una rete (75%). Inoltre, il 64% degli imprenditori afferma che la fiducia negli interlocutori dell’azienda è un altro elemento chiave, seguito dalla stima nel management (43%).
La soddisfazione degli affiliati è guidata dal prestigio dell’insegna (8,9), dalla qualità dei prodotti (8,5) e dalla distintività e specializzazione del menu (8,1).

Mutui, com’è la situazione in Italia nel 2023?

L’attuale situazione economica e geopolitica, a livello globale, ha delle ripercussioni sull’accesso al credito da parte degli italiani? Parrebbe proprio di sì, stando agli ultimi dati emersi dal Sistema di Informazioni Creditizie EURISC.

Importo medio a 144.162 euro

Per quanto riguarda i muti, si scopre che l’importo medio richiesto in Italia ammonta a 144.162 euro. Nell’80% dei casi, ovvero 8 richieste su 10, si opta per piani di rimborso che superano i 15 anni. La distribuzione delle richieste è influenzata dall’età dei richiedenti, con il 60,9% delle domande proveniente dalla fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni, mentre il 33,4% è rappresentato da persone tra i 45 e i 64 anni. 

Sul fronte dell’andamento delle richieste, nel corso dei primi nove mesi dell’anno si è verificato un trend negativo nella domanda di mutui da parte delle famiglie, con una contrazione del 19,4%. Tuttavia, a partire dal mese di settembre, si sono manifestati segnali di ripresa che hanno portato a una riduzione meno marcata, pari al 9,2%, rispetto al periodo precedente.
Un’ulteriore suddivisione mostra che a giugno il fenomeno delle surroghe ha registrato una diminuzione del 17,3%, mentre i nuovi mutui erogati si sono contratti del 24,9%.

Sostenibilità del credito

Inoltre, nei primi nove mesi dell’anno, l’importo medio richiesto per i mutui è rimasto pressoché stabile, con una variazione dell’0,3%, per un valore totale di 144.162 euro. Tuttavia, nel solo mese di settembre, si è osservato un incremento dell’1,2%.

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, ha sottolineato che negli ultimi mesi le richieste di finanziamento per le famiglie italiane hanno subito un rallentamento dovuto all’inflazione e al contesto geopolitico. Pertanto, nei prossimi mesi, una delle sfide cruciali per le banche sarà quella di garantire la sostenibilità e la qualità del credito.

Importi richiesti e tempi di rimborso

Riguardo alla distribuzione per fasce di importo, nei primi nove mesi del 2023, le richieste di mutuo per importi compresi tra 100.000 e 150.000 euro sono rimaste la soluzione preferita, rappresentando il 29,6% del totale. La classe di importo compresa tra 150.000 e 300.000 euro è stata scelta nel 25,9% dei casi, mentre quasi il 40% delle richieste riguarda importi inferiori a 100.000 euro, e solo il 5,1% supera i 300.000 euro.

Da queste cifre emerge che la maggioranza delle famiglie italiane preferisce piani di rimborso dilazionati nel tempo, evitando di gravare eccessivamente sul bilancio familiare. La richiesta di mutui immobiliari rappresenta una parte significativa del panorama finanziario italiano, ma il suo andamento è strettamente correlato a vari fattori economici e sociali.

Cambiamenti digitali e nuove sfide per consumatori e retailer 

In un momento in cui il costo della vita influenza le abitudini di acquisto per l’89% dei consumatori, i retailer digitalizzano sempre più la loro offerta in-store, nel tentativo di migliorare la customer experience e mantenere la competitività.

Di fatto, il 54% dei retailer consente ai clienti di acquistare in negozio e restituire online, mentre se il prodotto è esaurito nello store il 48% offre la possibilità di acquistare online e restituirlo fisicamente.
Tuttavia, secondo i retailer, un’indicazione accurata delle scorte avviene solo nel 70% dei casi.
Emerge dalla ricerca internazionale sull’omnichannel di Manhattan Associates.

Lo store sta cambiando

Gli acquirenti si aspettano che tutti i touchpoint siano connessi, agevoli e sempre più personalizzati. E sono desiderosi di attivarsi attraverso i canali online quando cercano di acquistare prodotti. Tanto che l’84% inizia il proprio percorso di acquisto nel mondo digitale (82% nel 2022).

Tuttavia, il 16% dei retailer (17% nel 2022) dichiara che le operazioni in-store e online della propria organizzazione continuano a essere gestite come funzioni separate.
Ciò suggerisce che sebbene di anno in anno un numero maggiore di retailer stia offrendo una shopping experience ibrida e senza interruzioni, c’è ancora margine di miglioramento.

Un commercio senza frizioni incontra un engagement più fluido

Per quanto riguarda il modo in cui i consumatori preferiscono contattare le aziende prima e dopo l’acquisto, nel complesso l’e-mail rimane il canale preferito (47%), seguita dal contatto diretto con il team del negozio (43%).
Ora però i social media sono il canale preferito da 4 consumatori su 10 (40%), e questa preferenza è più accentuata tra i più giovani, con un picco del 55% nella fascia di età tra 25-34 anni.

Le generazioni più giovani sono anche le più propense a prendere in considerazione gli sforzi ambientali e sostenibili di un retailer rispetto ai consumatori più anziani. Il 55% dei giovani tra i 18 e i 24 anni considera tali sforzi una condizione fondamentale o importante.

Proteggere le proprie tasche, ma anche il pianeta

Il 17% della fascia di età compresa tra 24 e 35 anni si spinge anche oltre, affermando che eviterebbe i retailer che non sono attenti all’ambiente, mentre solo il 10% degli over 55 dichiara che boicotterebbe gli stessi brand.

La questione ambientale, comunque, è molto sentita anche in Italia, dove il 53% dei consumatori preferisce optare per un’opzione di delivery eco-friendly al posto di una più economica.
E con una quota di preferenze pari al 12% l’Italia è il Paese che dà più importanza all’impatto ambientale quando sceglie le modalità di spedizione.

Caroprezzi e inflazione, cosa succederà nei prossimi mesi?

Molte famiglie italiane stanno affrontando momenti difficili per l’incremento dei prezzi degli ultimi mesi. E la prossima stagione potrebbe non essere migliore.  Facile.it e Consumerismo No Profit hanno esaminato le principali voci di spesa familiare per comprendere quali siano aumentate di più nell’ultimo anno e quali potrebbero ulteriormente aumentare nei prossimi mesi.

Auto, moto, benzina e diesel

Nell’ultimo anno, i prezzi delle polizze auto e moto sono aumentati notevolmente.
Ad agosto 2023, in media, per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia servivano 591,10 euro, il 26% in più rispetto al 2022, quando il premio medio era di 469,10 euro. Per chi utilizza le due ruote, la situazione è ancora peggiore, con un aumento del 41% rispetto all’anno precedente, portando il prezzo medio delle polizze moto a 502,07 euro.
Oltre all’assicurazione, i costi dei carburanti hanno pesato sulle tasche degli automobilisti e dei motociclisti. Se a luglio 2023 i prezzi erano leggermente inferiori rispetto all’anno precedente, ad agosto e settembre si è verificato un aumento significativo. Per fare il pieno, in media, è costato il 21% in più per un’auto a benzina e il 10% in più per un’auto a diesel rispetto all’anno precedente.

Consumi energetici e mutui 

Sebbene i prezzi dell’energia elettrica e del gas nel mercato tutelato siano diminuiti rispetto ai picchi raggiunti l’anno scorso, le bollette sono ancora più alte rispetto a prima della pandemia e della guerra.
Ad agosto 2023, una famiglia tipo ha speso il 18% in più per l’energia elettrica e il 27% in più per il gas rispetto al 2019. I prezzi potrebbero aumentare ulteriormente nel quarto trimestre del 2023, quando i consumi energetici cresceranno.
Sul fronte mutui, le rate dei mutui sono cresciute significativamente nell’ultimo anno, in particolare per quelli a tasso variabile.
Un finanziamento medio sottoscritto all’inizio del 2022 ha visto aumentare la rata di 225 euro (+44%) entro settembre 2023. Tuttavia, si prevede che da dicembre ci sarà una stabilizzazione.

Le spese quotidiane

Il costo dei beni essenziali nel “carrello della spesa” è aumentato del 24,5% nel 2023, includendo prodotti come zucchero, olio d’oliva, patate, pomodori, riso, latte, alimenti per bambini e pane. Questo significa un aggravio di oltre 1.100 euro all’anno per una famiglia media.
I prezzi dell’ortofrutta sono in costante aumento, con aumenti medi del 20%. Alcuni prodotti come pere, susine, pesche, mele, cipolle, patate, carote, zucche e radicchio sono particolarmente più costosi.
Gli italiani dovranno mettere in conto un aumento di circa 8 euro al mese per l’ortofrutta. Poco spazio ai piccoli “lussi” come una vacanza: qui i prezzi nel settore sono aumentati in media del 9,4%, con un incremento che può arrivare fino al 25% per un weekend in una città d’arte italiana.