Lo smartphone interferisce nella relazione genitori-figli

L’uso pervasivo dei device digitali, anche durante i momenti riservati tradizionalmente alle relazioni fra genitori e figli, ha ripercussioni negative sul benessere psicologico dei giovani, in particolare degli adolescenti.

Prestare troppa attenzione al proprio smartphone in presenza dei figli peggiora le relazioni familiari, e rischia di compromettere il benessere psicologico dei ragazzi. È quanto emerge dallo studio del’Università Milano-Bicocca dal titolo Mom, dad, look at me: The development of the Parental Phubbing Scale, frutto della collaborazione multidisciplinare tra ricercatori del Dipartimento di Psicologia e Sociologia e ricerca sociale dell’ateneo milanese.

Il fenomeno del phubbing

Alla base dello studio vi è il cosiddetto fenomeno del phubbing, termine composto da phone, e snubbing (snobbare), il comportamento per cui le persone ignorano l’interlocutore per prestare attenzione al proprio smartphone.

Lo studio nasce dalla constatazione che finora non esistevano misure in grado di rilevare il fenomeno del phubbing in ambito genitoriale, in particolare la percezione dei figli di essere ignorati dai loro genitori perché troppo impegnati a prestare attenzione al proprio smartphone. A oggi infatti il phubbing è principalmente studiato all’interno delle relazioni lavorative e di coppia, ma la ricerca mostra che chi subisce phubbing ha ripercussioni negative sul proprio benessere psicologico, svaluta la relazione con i colleghi o il partner e, nei casi più gravi, arriva a sviluppare sintomi depressivi.

Una forma di esclusione sociale

Lo studio ha confermato quindi che gli adolescenti con una percezione più alta di essere vittime di phubbing da parte dei genitori si percepiscono anche più distanti da essi, socialmente disconnessi, ignorati ed esclusi.

“Il phubbing è un fenomeno che si caratterizza a tutti gli effetti come forma di esclusione sociale, in particolare di ostracismo, ossia essere ignorati, diventare invisibili e sentirsi non esistenti in un dato contesto – spiega Luca Pancani, psicologo sociale -. Ciò assume un’importanza ancora maggiore nella relazione genitori-figli, in cui lo stile parentale e la responsività alle richieste dei figli rivestono un ruolo cruciale nello sviluppo adolescenziale”.

Un fenomeno non ancora regolato da esplicite norme sociali

“Pur essendo ormai radicato in molteplici ambiti relazionali, incluso quello familiare, il phubbing rimane un fenomeno relativamente recente e non ancora regolato da esplicite norme sociali – aggiunge Tiziano Gerosa, sociologo -. La ricerca su questo tema, e la conseguente diffusione dei suoi risultati, possono incidere molto sulla costruzione di norme sociali che pongano dei limiti al phubbing anziché accettarlo indiscriminatamente”.

I ricercatori sostengono di essere solo all’inizio della ricerca sul phubbing genitoriale, e in futuro pensano di indagare la circolarità del fenomeno: non solo figli che subiscono phubbing dai genitori, ma anche genitori “phubbizzati” dai figli. Ciò andrebbe ad alimentare un circolo vizioso, e la costituzione di una norma sociale che potrebbe favorire il phubbing, e quindi accrescere le sue ripercussioni all’interno dell’intero contesto familiare.